Il problema dell’unità del centrodestra

Matteo Salvini dice che la Lega è il “motore” indispensabile del centrodestra. Giorgia Meloni rileva come Fratelli d’Italia sia determinante per il successo dello stesso centrodestra. E Silvio Berlusconi sottolinea come Forza Italia sia il partito principale dello schieramento del centrodestra. Ognuno di loro, ovviamente, ha la sua parte di ragione. Senza la Lega nei comuni del Nord il centrodestra non sarebbe mai arrivato ai ballottaggi. Senza Fratelli d’Italia la consistenza dei voti dell’area moderata sarebbe stata sicuramente inferiore. E Forza Italia è il partito del centrodestra che può vantare il maggiore radicamento e il più alto numero di consensi rispetto a Lega e FdI in tutto il territorio nazionale.

Se si parte da queste affermazioni, però, il progetto del partito unico o di una lista unica del centrodestra indicato dal Governatore ligure Giovanni Toti, appare il classico “vasto programma” destinato a non essere mai realizzato. La logica che ha motivato le dichiarazioni dei tre leader a commento dei risultati del turno amministrativo di domenica scorsa non è ispirata all’unionismo, al fusionismo o a un qualche spirito maggioritario ma è esclusivamente e semplicemente proporzionalista. Ognuno tiene a mettere in rilievo il ruolo e la forza del proprio partito. E lascia intendere che il problema dell’unità del centrodestra non solo è successivo a quello della difesa della propria bandiera, ma è subordinato all’interesse prevalente della propria formazione. Salvini rivendica alla Lega e a se stesso la leadership indiscussa dello schieramento. La Meloni insiste sull’indispensabilità di Fratelli d’Italia; indispensabilità che potrebbe tramutarsi in una leadership di compromesso tra leghisti e forzisti. E Berlusconi tiene a ribadire che l’unico collante del centrodestra, così come negli ultimi vent’anni, rimane il suo partito e la sua leadership.

Questi atteggiamenti non sono solo legittimi ma anche inevitabili. Perché la legge elettorale in vigore è proporzionale e non sembra destinata ad essere cambiata in senso maggioritario. Ognuno, quindi, deve difendere la propria identità. Questo significa che l’unità del centrodestra è una chimera? Nient’affatto. Significa, più semplicemente, che fino a quando il sistema elettorale rimarrà proporzionale il problema dell’unità non si porrà prima delle elezioni, ma solo dopo. E l’unità sarà fondata sui rapporti di forza tra i partiti stabiliti dagli elettori.

Aggiornato il 14 giugno 2017 alle ore 21:29