I Rasputin e il vuoto pentastellato

Grazie ad Aldo Grasso abbiamo scoperto che la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha un ispiratore che la indirizza in tutte le sue scelte amministrative. Si chiama Paolo Giordana. E Grasso lo ha definito il Rasputin della prima cittadina della città sabauda per via del fatto che Giordana è stato in seminario e che, a causa di diverse valutazioni sull’omosessualità, ha abbandonato il cattolicesimo ed è approdato a una Chiesa scismatica ortodossa facendo, nel frattempo, pratica politica e amministrativa prima come militante di An e poi come collaboratore di Chiamparino.

Giornalisticamente è fin troppo calzante paragonare Giordana al monaco dell’ultimo Zar o ai cardinali Mazzarino e Richelieu. Ma dietro il paragone suggestivo si nasconde una realtà politica che non si deve ignorare. Perché Giordana sta all’Appendino come Raffaele Marra stava alla sindaca di Roma Virginia Raggi e come oggi l’assessore allo Sport del Campidoglio Daniele Frongia sta sempre alla stessa Raggi.

Questa realtà è composta da due dati di fatto inequivocabili. Il primo è che gli esponenti del Movimento Cinque Stelle che assumono ruoli nella vita pubblica italiana non hanno l’esperienza necessaria per svolgere al meglio il loro ruolo. Il secondo è che per essere all’altezza della delicata funzione a cui sono giunti a furor di popolo sono costretti a ricorrere all’aiuto non di tecnici e consulenti provenienti da mondi mai influenzati e contaminati dalla politica, ma dello stesso personale politico che il furor di popolo avrebbe voluto sostituire e cancellare del tutto.

Si dirà che la continuità dell’apparato burocratico è una costante mai modificata dalla storia del nostro Paese. I Giordana e i Marra sono le ultime gocce di un fiume gigantesco che ha percorso placidamente tutte le varie fasi della vita pubblica dello Stato unitario.

Ma nel caso dei sindaci pentastellati c’è qualcosa di più del normale ricorso ai tecnici che si erano formati nelle passate amministrazioni. C’è l’aggravante che, senza i Rasputin e i Richelieu, le Appendino e le Raggi non sarebbero più in grado di nascondere all’elettorato la propria natura di semplici marionette dei pupari Grillo e Casaleggio.

Insomma, dietro i Rasputin il nulla. A dimostrazione che a seguire il proprio furore il popolo finisce sempre con lo sbagliare. E che invece, quando ragiona, come nelle elezioni amministrative di domenica scorsa, non sbaglia affatto!

Aggiornato il 13 giugno 2017 alle ore 13:11