La jihad dei bambini e gli erode dell’Islam

La strage al concerto rock di Ariana Grande a Manchester potrebbe essere la prima di una vera e propria jihad contro l’infanzia occidentale. L’ordine, in tal senso, sembra essere giunto attraverso un articolo pubblicato sulla rivista dell’Isis “Rumiyah” un paio di mesi orsono. Nel numero cinque del magazine quindicinale digitale dell’Isis. In un saggio intitolato “Collateral carnage”, cioè massacri collaterali.

Vengono enumerati in esso gli esempi in cui il Profeta, secondo la tradizione della Sunna e degli hadith, diede il permesso di uccidere donne e bambini nelle sue guerre per imporre l’Islam in tutta la penisola arabica ai suoi tempi. Uccisioni in linea di massima vietate da Allah. E tra gli esempi fatti anche uno che pare sinistramente preconizzare, se non indicare in codice, il massacro di Manchester. Dove sinora le vittime, tutti adolescenti, sono state 22. Si parla infatti dell’ammazzamento autorizzato, secondo la tradizione degli hadith (cioè gli accadimenti), da Mohammed in persona di due donne che cantavano per gli ebrei delle tribù di Medina.

Il “pacato” ragionamento religioso è proprio questo: sarebbe vietato uccidere donne e bambini tranne che in due casi. Quando non partecipino essi stessi alla resistenza armata o ideologica contro l’Islam. O quando per le modalità degli attacchi non siano facilmente distinguibili dagli adulti. Una specie di “uccideteli tutti, Allah riconoscerà i suoi”.

Con buona pace di chi si ostina a credere che non ci si trovi di fronte a una vera e propria guerra di religione, è spiegato tranquillamente, in una specie di saggio di dottrina che nulla ha a che vedere con il fanatismo di cui trasudavano, ad esempio, i documenti delle Brigate Rosse o della Raf, come e quando l’infanzia occidentale può, anzi deve, essere oggetto di attacchi jihadisti.

E a proposito di chi canta per gli infedeli, a parte la strage di Manchester, difficile non riportare la mente agli eventi del Bataclan che risalgono al 13 novembre del 2015 a Parigi. In quel caso i terroristi spararono anche sui cantanti che solo per un caso fortunato ne uscirono vivi.

Se qualcuno ogni tanto leggesse e analizzasse questi testi diffusi digitalmente dall’Isis, forse alcuni attentati, ad esempio future stragi in concerti rock frequentati di solito dai teenager, potrebbero essere evitati. E forse anche l’evento di lunedì scorso poteva essere sorvegliato meglio una volta capito il messaggio più o meno in codice contenuto nella rivista dell’Isis. Peraltro per l’Isis, come per Al Qaeda, uccidere i bambini degli infedeli (kuffar) o di chi professa altri credi (mushrikeen) non è di certo una novità.

In pratica dopo Manchester cambia tutto. Inizia l’operazione “Erode dell’Islam”. Come con i terroristi comunisti degli anni Settanta, italiani, francesi e tedeschi, talvolta, per capire quali potrebbero essere gli obiettivi futuri, vale la pena di leggere e studiare a fondo quello che scrivono nei loro documenti. Che sono anche in inglese. E gli uomini delle varie intelligence non hanno neppure la scusa dell’ostacolo rappresentato dalla lingua araba.

Aggiornato il 25 maggio 2017 alle ore 15:15