Quell’idea ossessiva   di tornare al Lingotto

Tornare al Lingotto con una sola idea. Che non è quella di un nuovo modello di stato sociale per rilanciare la visione progressista e l’egemonia della sinistra sulla società italiana. E non è neppure quella di dare stabilità al Paese indicando le risposte più adatte a risolvere i principali problemi che gravano sulla società nazionale, dalla disoccupazione alla desertificazione delle imprese e degli investimenti fino all’immigrazione e a quel populismo giudiziario degli incompetenti che paralizza ogni struttura pubblica e privata.

Nient’affatto. L’unica idea che viene portata al Lingotto è quella di rimettere alla guida del Partito Democratico, Matteo Renzi, per vincere le prossime elezioni cavalcando, come già in passato con la politica dei bonus e delle mance, ogni forma di demagogia elettoralistica.

In questo quadro si pone la discussione che vede al momento i renziani impegnati nel contestare quanti vanno chiedendo una politica fiscale diretta a sgravare le imprese da oneri eccessivi e a sostenere quella già adottata nel triennio precedente che prevede aiuti diretti ai lavoratori nell’obiettivo di far ripartire consumi e produzione.

L’inutilità e la strumentalità di questo dibattito sono fin troppo evidenti. Perché con il debito pubblico alle stelle e tendente a crescere ulteriormente, ogni ipotesi sia di detassare le imprese che riempire di bonus i lavoratori è priva di qualsiasi concretezza. Per finanziare i miliardi necessari a realizzare sia la prima che la seconda proposta servirebbe o bucare di qualche miliardo il tetto della spesa pubblica incorrendo in nuove e più pesanti sanzioni della Ue o aumentare la pressione fiscale (rendere efficiente il sistema per recuperare soldi dall’evasione è un programma vasto che non si riesce a realizzare mai in mancanza di una vera e profonda riforma) facendo pagare ai cittadini le esigenze elettoralistiche dell’ex Presidente del Consiglio.

Naturalmente la speranza è che dal Lingotto emerga qualcosa di più della semplice volontà di rivalsa di Renzi. Ma il timore che oltre al proposito di ritornare non ci sia altro è forte ed inquietante. Di questo passo si trasforma l’anno che separa dalla data delle elezioni nella cavalcata trionfale di Beppe Grillo e dei suoi dilettanti allo sbaraglio (loro e del Paese).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:56