Il richiamo frontista di Giuliano Pisapia

Le motivazioni della Corte costituzionale alla sentenza che ha di fatto cancellato l’Italicum spianano la strada a quanti chiedono che il Parlamento vari una legge elettorale con un premio di maggioranza alla coalizione vincente e prevedono che per raggiungere questo risultato sia necessario arrivare alla conclusione naturale della legislatura. È possibile che Matteo Renzi, convinto che il tempo giochi a favore di chi lo vuole estromettere dalla segreteria del Partito Democratico, riesca ad ottenere dalla direzione del suo partito la decisione di bloccare questo processo e di accelerare la data del voto politico nazionale. Ma in attesa di conoscere quale potrà essere la mossa da scacco matto dell’ex Premier, tutti incominciano a valutare il da farsi in vista del premio di maggioranza alla coalizione vincente.

Non è un caso che proprio nel giorno della pubblicazione delle motivazioni della Consulta, Giuliano Pisapia sia tornato alla carica con il suo progetto del “Campo progressista” che ipotizza una coalizione formata dal Pd e dalle varie componenti della sinistra. Cioè una coalizione chiusa alle formazioni centriste, fondata sulla radice identitaria della variegata galassia post-comunista e indirizzata, proprio per la sua identità non moderata, a cercare di strappare consensi al mondo antagonista del Movimento Cinque Stelle.

Il progetto proposto da Pisapia, che è poi quello di passare dall’Ulivo di centrosinistra all’area progressista tutta di sinistra, traspira nostalgie frontiste da tutti i pori ma ha il pregio di indicare un percorso e un obiettivo a un Pd che al momento sembra solo impegnato a lacerarsi al proprio interno. Può essere che Renzi riesca a piegare i suoi nemici o che questi ultimi ce la facciano a metterlo fuori gioco, ma è certo che, a meno di un colpo di testa dell’ex Presidente del Consiglio diretto a formare un partito tutto suo e a cercare di proporsi come il catalizzatore di una coalizione centrista, il Pd intero o gli eventuali spezzoni di un Pd colpito da scissione sarebbero fatalmente attratti dal richiamo neofrontista dell’ex sindaco di Milano.

Sul fronte opposto, sempre che si arrivi alla legge elettorale con premio di maggioranza alla coalizione, il centrodestra dovrebbe seguire un processo simile volto a dare vita a una coalizione in grado di essere alternativa sia a quella di sinistra che al movimento grillino. Ma qui la faccenda è molto più complicata. Perché mentre il richiamo radicale frontista può riuscire a ricompattare la sinistra, il richiamo radicale trumpista o lepenista non costituisce un mastice per il centrodestra ma un fattore di sicura separazione. Il che rende evidente come la strada verso le elezioni di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sarà segnata dall’obbligo di trovare comunque un compromesso. Per non finire divisi e battuti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57