Davide e Golia nello schema Grillo

Il principale dato politico della bufera che investe il Campidoglio è che Beppe Grillo ha deciso di difendere Virginia Raggi senza prendere in considerazione nessuna ipotesi alternativa. Non che apprezzi in maniera particolare la sindaca e la consideri un elemento indispensabile per il futuro del Movimento 5 Stelle. Se potesse ne farebbe volentieri a meno, scaricandola senza troppi turbamenti. Ma il leader grillino sa bene che il palcoscenico romano offre una visibilità nazionale straordinaria. E anche se non ignora come lo spettacolo di contrasti, divisioni e incompetenze possa danneggiare alla lunga le prospettive elettorali nazionali dei Cinque Stelle, ha capito che il “problema Raggi” può diventare un’opportunità talmente grande da far passare in secondo piano tutti i danni collaterali. Sul palcoscenico romano, grazie alle particolari condizioni che lo caratterizzano, Grillo ha la possibilità di recitare, insieme al gruppo dirigente di dilettanti e di inadeguati che forma lo stato maggiore grillino, quel ruolo di vittima del sistema che rappresenta da sempre il suo principale fattore di successo e quello che ha fatto decollare e tiene in alto nei sondaggi lo sconclusionato movimento che dirige.

La recita è semplice. Segue lo schema sperimentato del Davide grillino contro il Golia dei poteri forti, quel Golia che ha le banche, la burocrazia, le istituzioni e che usa il giornalismo di regime come l’arma per stroncare le velleità del povero pastorello.

In effetti a Roma la metafora Davide e Golia calza a pennello. Con i poteri forti dei costruttori scatenati contro chi dice di voler chiudere l’epoca della speculazione edilizia e con la stampa nelle mani di questi poteri che non perde una sola occasione per picchiare a quattro mani contro il misero Davide armato solo di onestà.

Fino a quanto sarà possibile andare avanti nella recita, Grillo non ritirerà il proprio appoggio ad una Raggi oggettivamente sempre meno difendibile. Non per le accuse di abuso d’ufficio o per i pettegolezzi sulla sua vita privata, ma per una inadeguatezza al ruolo che emerge ogni giorno in maniera più evidente ed inquietante.

Quale accidente può interrompere questa commedia che consente al comico genovese di mantenere intatto il proprio elettorato di cittadini imbufaliti con ogni forma di potere? Qualcuno dice che basterebbe staccare la spina dell’informazione e la recita dovrebbe essere interrotta per mancanza di luci. Ma l’idea è irrealizzabile. Più facile, invece, che il costo circuito avvenga sulla vicenda dello stadio. Che se diventa il terreno di compromesso tra Giunta Raggi e costruttori può mandare in corto lo schema.

Davide è condannato ad uccidere con la fionda dell’onestà Golia. Se ci si mette d’accordo è finito!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57