L’interesse di Renzi alle elezioni subito

Se la fretta di Matteo Renzi di andare al voto entro giugno dipende dal timore di far aggredire il Partito Democratico dall’attacco populista di Beppe Grillo sulle pensioni dei parlamentari (scatterebbero se si votasse nel 2018), ci troviamo di fronte ad una forma di irresponsabilità politica. Se poi ad aumentare la fretta concorre la considerazione che se non si andasse al voto il Governo Gentiloni dovrebbe farsi carico di una manovra economica di lacrime e sangue destinata a danneggiare elettoralmente il Pd, la forma di irresponsabilità politica arriverebbe ai massimi livelli.

Un leader responsabile deve sapere se il voto a breve serve o meno agli interessi della comunità nazionale. E se si rende conto che questi interessi potrebbero essere meglio salvaguardati lasciando che le elezioni si tengano alla scadenza naturale, non può certo spaventarsi di fronte all’eventualità che i Cinque Stelle possano usare strumentalmente la questione delle pensioni dei parlamentari. E lo stesso vale, con una motivazione addirittura più convincente, per la questione della manovra che non sarebbe realizzata dal governo del Pd di Gentiloni se le elezioni venissero celebrate prima dell’autunno. Perché una manovra dovrà essere comunque realizzata. A farla sarà il Governo che verrà comunque formato dopo il voto. E se il Pd si candida a guidare l’Esecutivo della prossima legislatura dovrà in ogni caso assumere la responsabilità delle lacrime e del sangue. Certo, nel caso di voto a giugno non avrà il problema delle conseguenze elettorali immediate della manovra. Ma se questa è la vera motivazione della richiesta del voto immediato, perché mai i cittadini si dovrebbero affidare al partito che subordina gli interessi del Paese a quelli propri?

Ma la realtà è addirittura peggiore di quella che emerge dall’analisi delle motivazioni formali della richiesta delle elezioni immediate. Alla base di questa richiesta non c’è neppure l’interesse particolare del Pd, ma solo l’interesse diretto e strettamente personale di Matteo Renzi. Il segretario del Pd vuole il voto subito solo per poter anticipate il Congresso, conservare il proprio potere nel partito e sfruttare i cento nominati dalla legge elettorale per premiare i fedelissimi ed eliminare gli esponenti della minoranza. Il suo obiettivo non è neppure quello di garantire il partito, ma quello di garantire solo ed esclusivamente se stesso. Ma può l’egoismo personale di Renzi compromettere il futuro di una intera comunità nazionale?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57