Il voto per evitare il caos a Roma

È passata sotto silenzio l’affermazione dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Paolo Berdini, secondo il quale se entro aprile lo Stato non verserà al Campidoglio una cifra di quattro o cinque miliardi, le due uniche metropolitane presenti nella Capitale verranno fermate per mancanza di manutenzione.

È facile immaginare le conseguenze che il blocco delle metropolitane potrebbe determinare in una città che è già in uno stato di paralisi progressiva. Di fatto Berdini ha evocato il caos per costringere il Governo a fronteggiare l’emergenza Roma così come ha fronteggiato l’emergenza Monte dei Paschi di Siena. Ma nel porre in maniera così pesante la richiesta della giunta guidata da Virginia Raggi ha inconsapevolmente posto una questione che incomincia a preoccupare non solo tutti i romani, ma chiunque abbia coscienza che una Capitale devastata è lo specchio di un Paese nel baratro.

Può un Governo responsabile, qualunque esso sia, dare quattro o cinque miliardi per l’emergenza ad una giunta comunale che rischia di essere travolta a breve dalle inchieste giudiziarie e che, soprattutto, non offre alcuna garanzia concreta di saper gestire un numero così consistente di risorse?

L’interrogativo solleva automaticamente una seconda domanda. Se la giunta Raggi non è in grado di gestire l’emergenza non è forse vero che per evitare il caos ed uscire dalla paralisi, Roma debba in primo luogo liberarsi dalla stessa giunta Raggi?

A porsi queste domande non sono solo i nemici giurati della sindaca e del Movimento Cinque Stelle. Ma sono anche e soprattutto i dirigenti più accorti dello stesso Movimento che, in vista delle elezioni politiche nazionali, incominciano a riflettere sul rischio di andare al voto continuando a tenere in piedi una giunta comunale romana che è la dimostrazione vivente della incapacità grillina di governare la Capitale e, di conseguenza, l’intero Paese. Virginia Raggi, dunque, dopo essere stata con la sua travolgente vittoria una grande occasione per il Movimento Cinque Stelle, oggi è di fatto diventata la più pesante palla al piede del Movimento di Beppe Grillo. L’ipotesi che oltre a votare per il Parlamento nazionale si voti anche per il Consiglio comunale di Roma diventa, quindi, sempre più concreta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06