Sarà pure vero che l’incontro tra Putin ed Erdogan non prelude all’uscita della Turchia dalla Nato ed ad un’intesa tra i due autocrati per la spartizione del Medio Oriente. Ma è altrettanto vero che la stretta di mano tra il presidente russo e quello turco costituisce la prova definitiva del fallimento totale della politica estera di Obama e della Clinton nel Mediterraneo e dell’altrettanto totale assenza di una qualche linea di politica estera dell’Unione europea nella stessa area.
Se le prossime elezioni presidenziali americane si giocassero su quanto compiuto dal presidente uscente e dalla sua ex segretaria di Stato fuori dei confini degli Usa e, in particolare, nella fascia araba dell’Africa settentrionale e dell’Asia Minore, la sconfitta della candidata democratica sarebbe scontata. Il disimpegno americano dall’Iraq e la scelta di ridimensionare progressivamente l’influenza politica sull’intera area non solo non ha posto fine alla guerra iniziata da Bush ma l’ha accresciuta, estesa e complicata a non finire.
La mortalità tra le truppe Usa è caduta a livelli infinitesimali ma gli Stati Uniti hanno perso di peso e di credibilità diventando, da fattore di stabilità e di pace a fattore planetario di instabilità e di conflitto. Per fortuna della Clinton gli elettori americani voteranno sulla base di altri criteri. Ma la circostanza aggrava la questione dell’inesistenza della politica estera europea messa in mostra dall’incontro tra Putin ed Erdogan. La Ue non è in grado di colmare il vuoto lasciato dagli Usa. Perché non riesce ad elaborare una strategia unitaria in quanto ogni singolo Stato, in particolare la Francia e la Germania, cioè le potenze che si considerano egemoni nel Vecchio Continente, perseguono i loro interessi particolari. La Cancelliera Angela Merkel si preoccupa di allargare l’influenza dell’area germanica verso l’Est e di blandire la Turchia di Erdogan per impedire la corsa verso il suo Paese dei milioni di profughi dalla Siria. La Francia rincorre il suo eterno sogno d potenza imperiale e mondiale mandando truppe combattenti ovunque e puntando apertamente alla separazione della Libia in due Stati per poterne controllare almeno uno.
È rispetto a questo scenario che l’Italia deve decidere quale debba essere la sua posizione nel vuoto lasciato dagli Usa e dalla Ue e negli spazi lasciati aperti dalle pesanti azioni della Germania e della Francia. Invocare l’Europa unita a Ventotene è sacrosanto, ma rinunciare al proprio interesse nazionale mentre gli altri Paesi perseguono il loro è demenziale!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07