Disfide radicali: adesso si parla di “golpe”

Anche nella così consapevole galassia radicale che fu di Marco Pannella le suggestioni della cronaca recente lasciano il segno: ora c’è persino chi, come Maurizio Turco, parla di “golpe” rispetto alle iniziative della fazione opposta.

Il tutto in vista del Congresso del partito transnazionale che si terrà dal primo al 3 settembre all’interno del carcere di Rebibbia, evento fortemente osteggiato dai boniniani come Marco Cappato, Mario Staderini e il segretario di Radicali italiani Riccardo Magi. Questi ultimi pochi giorni fa avevano persino convocato il senato dei presidenti dei soggetti costituenti la galassia radicale per “scomunicare” la convocazione del congresso in questione. E ciò perché richiesto da un terzo degli iscritti di oggi e non di sei mesi fa come vorrebbe lo statuto del partito transnazionale. Aggiungendo, per bocca di Valerio Federico, tesoriere di Radicali italiani, lamentele sul fatto di tenerlo in un carcere (benché gli ultimi vent’anni di lotte pannelliane vadano in quel senso) con la motivazione che “in questa maniera si limiterebbe la partecipazione di chissà quanti militanti e iscritti per motivi di sicurezza”.

A questi rilievi ha risposto l’altro tesoriere della disfida radicale in atto, quello del Partito transnazionale, cioè proprio Maurizio Turco, che ieri in una lunga intervista radiofonica a Radio radicale a proposito della convocazione di quel Senato dei presidenti “di cui, è bene ricordarlo, era stato presidente proprio Marco Pannella”, ha dichiarato che “tecnicamente è stato un golpe”.

Radio radicale in questo periodo si è divisa quasi schizofrenicamente in due. Quando intervistano Magi o Cappato vengono giù critiche e contumelie verso l’ala pannelliana rappresentata oltre che dallo stesso Turco, da Rita Bernardini e da Sergio D’Elia, da Matteo Angioli e da Laura Harth. Viceversa, quando la radio dà la parola a Turco possono arrivare accuse di golpismo interno, forse suggestionate dal caso della Turchia e dalle cronache scoop da Ankara del militante Mariano Giustino.

In pratica un bailamme, per non dire un gran casino che la metà basta. E a settembre, sia come sia, ‘sto congresso del Prt, atteso da anni, si farà. Speriamo non per sancire la scissione dell’atomo con reazione a catena di piatti tirati e accuse reciproche di slealtà politica o peggio. Il lato B dell’eredità lasciata da Marco Pannella si sta dimostrando sempre più difficile da gestire in questo momento di transizione. E il paradosso è che mai come oggi tutte le tematiche e le buone idee del Prt degli ultimi decenni, dalla legalizzazione delle droghe leggere al ruolo dell’Onu e dell’Europa nell’attuale caos geopolitico provocato dal terrorismo islamico e dalle guerre in mezzo mondo, sono diventate di attualità e di moda.

Ma coi radicali è sempre stato così: le loro ottime e preveggenti idee politiche a un certo punto vengono sdoganate e magari c’è pure chi se ne appropria, più o meno indebitamente. Le persone che per anni le hanno portate avanti, invece, vengono relegate nel dimenticatoio. È così dai tempi di Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:59