Ncd: due anime inconciliabili

Può anche essere, come assicurano i massimi dirigenti del Nuovo Centrodestra, che la lettera dei sedici senatori in cui si contesta la gestione troppo verticistica del partito, non sia mai arrivata. Ma è assolutamente certo che, lettera non pervenuta o bozza non inviata, l’episodio rappresenti la spia di un fenomeno interno che non è il frutto di un semplice disagio fisiologico tra vertice e base, tra leader nazionali e aspiranti leader locali.

Il fenomeno in atto nel Ncd è molto più profondo e strutturale. E dipende dalla progressiva e irreversibile divaricazione strategica che si va verificando tra Angelino Alfano e il suo cerchio magico di ministri e massimi dirigenti del partito e la base territoriale del partito. Alfano ed i suoi, cioè i cosiddetti ministeriali, tendono ad andare in una direzione. La base territoriale tende ad andare nella direzione opposta. Il tutto aggravato dalla concomitanza della campagna elettorale per le elezioni europee con quella per molte ed importanti amministrazioni locali.

La linea di Alfano, che ha trovato la dimostrazione e la conferma con l’alleanza elettorale con l’Udc di Pier Ferdinando Casini e con la candidatura di Cesa, porta fatalmente il Nuovo Centrodestra a spostarsi progressivamente verso il centro del panorama politico italiano. Quel centro che continua ad essere evocato dai nostalgici della Prima Repubblica e della Democrazia Cristiana, ma che nei fatti esiste solo come area parlamentare nata dal frazionamento del Popolo della Libertà e non può esistere nelle regioni e nei comuni dove si vota con il sistema maggioritario e dove l’area centrista è solo un buco vuoto destinato a risucchiare le forze minoritarie e marginali. La base del partito, quella che si deve misurare con il maggioritario delle regioni e dei comuni, invece, tende fatalmente a mantenere e consolidare i rapporti con i “fratelli separati” del vecchio Pdl. Per la semplice ragione che a livello locale la sinistra del Partito Democratico può cercare di portare dalla sua qualche singolo esponente del centrodestra per rafforzare la propria posizione dominante ma non ha, a differenza di quanto avviene a livello nazionale, alcun interesse a far sopravvivere ed a garantirsi l’appoggio degli alfaniani. Per i territoriali del Ncd, in sostanza, la sopravvivenza e la possibilità di mantenere o conquistare posizioni di potere nei governi locali passano inevitabilmente attraverso l’alleanza con le altre forze del centrodestra.

Il processo di divaricazione non è facilmente gestibile. Tantomeno imitando l’antica pratica del Psi e del Psdi della Prima Repubblica, che prevedeva la partecipazione al pentapartito a livello nazionale e la presenza nelle “giunte rosse” a livello locale. Per la semplice ragione che da allora ad oggi sono cambiati i sistemi elettorali. Il proporzionale, che consentiva il gioco della doppia posizione, non esiste più a livello locale. E, se dovesse passare l’Italicum, verrà eliminato definitivamente anche a livello nazionale. Resterà solo la possibilità per i dissidenti di un polo o dell’altro di formare gruppi parlamentari centristi e filogovernativi. Ma lo scotto che i ministeriali dovranno pagare, come avviene oggi ad Alfano e soci, sarà quello di ritrovarsi progressivamente con una base del partito che marcia sempre e comunque nella direzione opposta alla loro.

Non è un caso, allora, che Silvio Berlusconi abbia iniziato la propria campagna elettorale lanciando appelli ai moderati ed alla loro unità. Il Cavaliere non ha bisogno delle Primarie per mettersi in sintonia con la propria base elettorale. Sente la spinta alla ricomposizione che viene dalla base dei moderati e punta ad intercettare questa sollecitazione riproponendosi come il solo leader in grado di raccoglierla e realizzarla. Per i ministeriali di Alfano la strada che porta a superare il quattro per cento alle Europee si fa in salita!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:22