Primo summit Ue-Asia Centrale: opportunità per nuovi sviluppi

Si è svolto a Samarcanda (Uzbekistan) il primo vertice Asia Centrale-Unione europea. Per la prima volta l’evento ha riunito i leader dell’Asia Centrale, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo António Costa. Il summit si è tenuto pochi giorni dopo che il presidente statunitense Donald Trump aveva comunicato, in una diretta televisiva seguitissima in tutto il mondo, l’avvio di pesanti e generalizzati dazi a quasi tutti i Paesi del Globo. È presumibile che i timori diffusi in tutte le cancellerie di una discesa (se non un tracollo) delle varie economie abbiano spinto i leader incontratisi a Samarcanda a dare un ulteriore impulso allo sviluppo di ulteriori forme di collaborazione e commercio onde implementare i già buoni rapporti esistenti. I cinque Paesi dell’Asia Centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) e l’Ue hanno infatti annunciato un partenariato strategico incentrato principalmente su trasporti, energia e progetti digitali per rafforzare la già buona cooperazione in atto. Al riguardo, negli ultimi sette anni il fatturato commerciale tra i Paesi dell’Asia Centrale e l’Ue è quadruplicato ed ora ammonta a 54 miliardi di euro. Vi è comunque ancora ampio spazio per una crescita significativa. L’Ue rimane uno dei principali partner commerciali e di investimento dell’Asia Centrale. I dati della Commissione Ue indicano che l’Unione rappresenta il 22,6 per cento del commercio estero combinato della regione a partire dal 2023. L’Ue è, inoltre, più grande investitore dell’area, con oltre il 40 per cento degli investimenti provenienti dall’Ue.

Il summit non ha riguardato solo questioni economiche. I leader partecipanti si sono impegnati a sostenere, in tutte le sedi, le iniziative finalizzate al pieno rispetto dei principi del diritto internazionale, compresa l’inviolabilità dei confini legittimamente riconosciuti, e la sovranità degli Stati. In tale quadro, hanno sottolineato l’importanza di raggiungere una pace globale, giusta e duratura in Ucraina nel più breve tempo possibile, in conformità con i principi fondanti le Nazioni Unite. È stato sottolineato l’obbligo di tutti gli Stati di evitare nelle loro relazioni internazionali di minacciare o ricorrere all’uso della forza e hanno confermato la necessità di una risoluzione pacifica dei conflitti. Tali dichiarazioni segnalano il forte interesse dei Paesi dell’Asia Centrale a perseguire politiche interne e di politica estera che li renda, ancor più di quanto non avvenga oggi, partner affidabili e credibili in un’arena internazionale sempre più instabile e minacciata da continue e nuove crisi. Pur nella vicinanza storica a Mosca, che inglobò le cinque repubbliche nel disciolto impero sovietico, i Paesi dell’Asia Centrale stanno cercando di affrancarsi velocemente dalla pesante eredità e guardano all’esperienza europea in chiave politica, economica, valoriale e sociale come modello di crescita e di sviluppo. Tra essi il Kazakistan, in particolare, il più esteso e con una economia in progressivo sviluppo, che ha già fatto molti passi avanti verso standard occidentali ed è proteso verso ulteriori successi per diventare un partner internazionale affidabile. I buoni rapporti tra l’Italia e il Kazakistan, testimoniati, tra l’altro, dai recenti incontri ai massimi livelli tra le figure istituzionali apicali dei due paesi, costituiscono un particolare viatico per rafforzare partnership significativamente utili nelle attuali turbolenze internazionali, in particolare avviando forme di joint venture di comune interesse, anziché, come solitamente tentato da altre potenze globali, puntare solo a forme di sfruttamento.

Si è concordato che gli strumenti che meglio possono adattarsi a dare concretezza ai principi ed ai propositi emersi dal summit siano gli accordi bilaterali di partenariato e cooperazione rafforzati (noti come Epca). Tali accordi stabiliscono, infatti, quadri giuridici per una cooperazione bilaterale più efficace in una vasta gamma di aspetti. Il primo di questi memorandum è stato firmato già nel 2015 tra l’Unione europea e il Kazakistan e rappresenta quindi un modello per le prossime intese formali. L’accordo Ue-Kazakistan è stato ratificato da tutti gli Stati membri dell’Unione e dal Parlamento europeo ed è entrato in vigore nel marzo 2020. Tale Epca consente all’Ue e ai suoi Stati membri di promuovere e rafforzare la cooperazione con il Kazakistan in settori politici chiave come la promozione del commercio e degli investimenti reciproci, la cooperazione in materia di giustizia e affari interni, la cooperazione economica e finanziaria, l’energia, i trasporti, l’ambiente e i cambiamenti climatici, l’occupazione e gli affari sociali, la cultura, l’istruzione e la ricerca. Le riserve minerarie di prodotti energetici e minerali strategici hanno rappresentato un importante argomento di dibattito. In particolare, per quel che attiene alle terre rare, che paiono oramai rappresentare il “petrolio” dei prossimi decenni. Proprio alla vigilia del summit, il Kazakistan ha annunciato la scoperta di vasti giacimenti di terre rare. Questa scoperta fa del Kazakistan la terza riserva mondiale di terre rare, dietro solo a Cina e Brasile. Si tratta, in particolare, di neodimio, cerio, lantanio e ittrio, elementi utilizzati nella produzione di una vasta gamma di dispositivi tecnologici avanzati, tra cui apparecchiature mediche, batterie per auto, convertitori catalitici, laser e ottica. Una ricchezza del sottosuolo destinata ad attrarre investimenti qualificati. Si legge, infatti, in una nota diffusa il 2 aprile dal Governo kazako che “i successi nello sviluppo della tecnologia di arricchimento dei minerali e nell’estrazione di componenti di valore influenzeranno l’attrattività degli investimenti e lo sviluppo economico della regione”. E quindi non è un caso se, nel suo intervento, il presidente kazako ha definito quello energetico un settore di cooperazione molto importante, aggiungendo che “il Kazakistan è uno dei partner affidabili che forniscono idrocarburi all’Europa. Circa il 13 per cento del petrolio importato dall’Unione europea dall’estero appartiene al nostro Paese. La maggior parte di esso viene trasportato attraverso il Caspian Pipeline Consortium (Cpc). Tuttavia, stiamo anche sviluppando modi alternativi di trasporto delle materie prime. Il Kazakistan ha iniziato a implementare fonti di energia rinnovabile e progetti di combustibili rispettosi dell’ambiente. Abbiamo aumentato la capacità degli impianti eolici e solari e abbiamo avviato un progetto di produzione di idrogeno verde”.

L’argomento è presumibile quindi che sia stato anche affrontato nei colloqui bilaterali che il presidente kazako Qasym-Jomart Toqaev ha tenuto con i leader dell’Unione a Samarcanda. Un comunicato presidenziale, nel ricordare che l’Ue è già la più grande fonte di investimenti diretti esteri in Kazakistan, ha sottolineato che le discussioni si sono concentrate sulle “prospettive di ulteriore rafforzamento della cooperazione multiforme in vari settori”. Le catene del valore dell’idrogeno verde e delle batterie paiono essere i temi oggetto di prossime partnership tecnologiche e scientifiche nel quadro dell’accordo Epca dianzi menzionato. Lungi dall’essere solo un incontro protocollare, il summit, tenutosi in un momento in cui paiono cadere paradigmi che sono stati pilastri della convivenza internazionale per decenni, può essere un utile tassello per il riposizionamento della postura economica e commerciale dell’Unione europea maggiormente verso oriente. Tra i grandi player che competono al mondo, l’Unione, pur con tutte le sue contraddizioni interne e le intrinseche difficoltà strutturali che le crisi hanno palesato, risulta il partner più affidabile per quei Paesi desiderosi di svilupparsi e prosperare pacificamente. Al riguardo, peraltro, l’interesse di tutte le parti per il corridoio di trasporto transcaspico, che mira a collegare entrambe le regioni dimezzando i tempi di trasporto e per il quale l’Ue ha promesso 10 miliardi di euro, riceverà un rinnovato impulso. La presidente von der Leyen ha annunciato che quest’anno verrà organizzato un forum degli investitori per mobilitare ulteriormente gli investimenti privati per il Corridoio. C’è dunque del lavoro da fare ma potrebbe portare davvero buoni frutti.

(*) Consigliere nazionale dell’Albo nazionale analisti intelligence

Aggiornato il 08 aprile 2025 alle ore 10:51