
Il culto del teorico del socialismo si finanzia con principi di mercato.
Il destino sa essere ironico. E talvolta, nell’analizzare i dettagli del presente, si possono scovare paradossi tanto assurdi quanto illuminanti. Tra questi, uno che riguarda due giganti del pensiero economico: Karl Marx e Adam Smith. Il primo, teorico della lotta di classe e della collettivizzazione, riposa in una tomba accessibile solo dietro pagamento. Il secondo, padre del libero mercato e della mano invisibile, giace in una sepoltura aperta a chiunque, senza alcun costo. Se c’era bisogno di una dimostrazione empirica della superiorità del mercato sulla pianificazione centralizzata, la si trova nei cimiteri di Londra ed Edimburgo.
In particolare, la tomba di Karl Marx si trova nel cimitero di Highgate, a Londra, ed è accessibile solo pagando un biglietto di ingresso. Il cimitero, come qualunque altra proprietà privata gestita con logica di mercato, impone una tariffa per la manutenzione e l’accesso. Attualmente, il prezzo per visitare la sua sepoltura è di circa 4,50 sterline. Così, per rendere omaggio all’uomo che sognava l’abolizione della proprietà privata e il trionfo della classe operaia, è necessario sborsare denaro. Un epilogo surreale per chi sosteneva che tutto dovesse essere condiviso.
Di contro, Adam Smith riposa nel Canongate Kirkyard di Edimburgo, un luogo liberamente accessibile a chiunque. Nessun biglietto d’ingresso, nessuna barriera economica. L’economista scozzese, che ha spiegato come la creazione di ricchezza passi attraverso la libertà individuale e il mercato senza vincoli, è sepolto in un’area visitabile senza alcun costo. Qui, non serve una pianificazione statale o un’autorità superiore per garantire l’accesso alla cultura e alla memoria storica. È sufficiente il buon senso e la libera iniziativa.
Ma il confronto non si ferma qui.
Per comprendere le fondamenta di questo paradosso, bisogna guardare alle diverse teorie economiche.
Per il filosofo di Treviri, il valore di un bene è determinato esclusivamente dal lavoro impiegato per produrlo, in quella che viene definita “teoria del valore-lavoro”. Secondo questa visione, il valore è intrinseco e non dipende dalla domanda. Lo stesso ignorava completamente il ruolo delle preferenze individuali e della scarsità, credendo che il valore fosse un elemento oggettivo derivante dal tempo di lavoro impiegato per la produzione.
L’altro, il padre dell’economia classica, autore dei grandi classici “La ricchezza delle Nazioni” e “La teoria dei sentimenti morali”, sebbene avesse una concezione del valore-lavoro nella sua fase iniziale, ha riconosciuto tuttavia che il prezzo di mercato di un bene era fortemente influenzato dall’incontro tra domanda e offerta. La sua “mano invisibile” descriveva proprio il modo in cui le preferenze dei consumatori e la competizione tra i produttori portano a una distribuzione efficiente delle risorse, senza bisogno di un’autorità centrale.
A correggere definitivamente gli errori della teoria del valore-lavoro di Marx è sopraggiunta la rivoluzione marginalista della Scuola Austriaca di Economia, inaugurata da Carl Menger. Con la sua teoria soggettiva del valore, quest’ultimo ha dimostrato che il valore di un bene non dipende dal lavoro impiegato nella sua produzione, ma dalla sua capacità di soddisfare i bisogni degli individui. Il valore è dunque determinato dalla domanda soggettiva e dalla scarsità, e non da una qualche qualità oggettiva o dalla fatica spesa per produrlo.
Il marginalismo che lo scienziato austriaco ha sviluppato ed è stato poi affinato da allievi e successori come Eugen von Böhm-Bawerk, Ludwig von Mises e Friedrich A. von Hayek, spiega esaustivamente perché i beni non hanno un valore fisso ma fluttuano in base alle necessità e ai desideri delle persone. È questo principio che dimostra il fallimento delle economie pianificate e la superiorità del mercato: solo la libera interazione tra individui può assegnare risorse in modo efficiente.
Il contrasto tra queste due figure è più che simbolico. La sepoltura di Marx incarna perfettamente l’assurdità delle sue teorie: l’utopia dell’uguaglianza si schianta contro la realtà della gestione delle risorse. Come il socialismo finisce sempre per generare carenze, razionamenti e burocrazia, così anche il culto della sua figura non può prescindere da una tassa d’accesso. E come il libero mercato consente l’accesso diffuso alla ricchezza senza coercizione, la tomba di Smith è accessibile senza ostacoli.
Questo paradosso non è solo una curiosità storica, ma una lezione attuale. Ogni tentativo di cancellare la proprietà privata e le libertà economiche finisce per creare nuove forme di controllo e privilegio, mentre la libertà di scambio e d’impresa garantisce accessibilità e prosperità. Così, mentre il mausoleo del teorico del materialismo storico conferma che persino il socialismo ha un prezzo, la tomba dell’ideologo del libero mercato dimostra che la vera ricchezza è sempre stata la libertà.
Aggiornato il 21 marzo 2025 alle ore 12:55