n. 03 del 25 gennaio 2025

Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Sandro Scoppa, conduce Gianfranco Fabi

I saluti più cordiali ai nostri ascoltatori. Gli organi di informazione hanno ripreso i dati raccolti e analizzati da idealista/data secondo cui il mercato immobiliare residenziale italiano ha subito una contrazione significativa nel 2024, con una riduzione dello stock disponibile del 6 per cento rispetto all’anno precedente. Detto calo ha interessato in particolare le grandi città, con Milano che ha registrato una flessione del 7 per cento, mentre a Roma la riduzione è stata del 5 per cento. Tuttavia, il rapporto evidenzia un’inversione di tendenza negli ultimi mesi dell’anno, con segnali di ripresa soprattutto nelle aree periferiche e nei centri di media grandezza. Tale dinamica suggerisce che, nonostante le difficoltà la domanda rimane alta e che Le persone continuano a cercare casa, soprattutto in zone meno care, perché i mutui sono più accessibili.

Questo andamento del mercato immobiliare riflette comunque l’eccessiva regolamentazione e pressione fiscale, che ostacolano gli investimenti nel settore residenziale. Per una ripresa sostenibile, servono politiche che incentivino la libertà d’investimento, riducano l’ingerenza pubblica e favoriscano una tassazione più equa. Solo un mercato libero può soddisfare la domanda abitativa e sostenere la crescita economica.

In rilievo anche l’ultimo intervento della Banca centrale europea sui tassi d’interesse, che ha portato a un aumento dei mutui per l’acquisto di abitazioni, con un incremento di 4,4 miliardi di euro nei sei mesi precedenti. L’ultima analisi di Fabi evidenzia che lo stock complessivo è salito da 420,8 a 425,1 miliardi di euro, segnando una ripresa del credito immobiliare. Nonostante ciò, le imprese continuano a registrare una contrazione dei prestiti a lungo termine.

La situazione appena descritta dimostra come le politiche monetarie abbiano un impatto diretto sui mercati finanziari, ma anche come l’eccessiva regolamentazione e il costo del denaro possano limitare la crescita economica. Una maggiore libertà di accesso al credito e politiche meno invasive potrebbero incentivare investimenti e stimolare un’economia più dinamica e resiliente.

La stampa ha pure proposto alcuni contributi su iniziative a Firenze contro gli affitti brevi e sui controlli che l’amministrazione comunale ha disposto sul rispetto dell’obbligo di Codice identificativo nazionale, entrato in vigore dal 1° gennaio 2025. Tale provvedimento, com’è noto, impone requisiti più stringenti per gli affitti brevi, soprattutto nelle aree Unesco del capoluogo fiorentino. A fronte di ciò, molti proprietari hanno lamentato difficoltà burocratiche e costi legati per provvedere adeguamento, anche rappresentando che l’introduzione di normative sempre più rigide sugli affitti brevi rappresenta un ulteriore tentativo di soffocare la libertà imprenditoriale a vantaggio di un controllo statale pervasivo. In sostanza, si tratta di misure che, invece di promuovere un mercato più equo, rischiano di ridurre l’offerta di alloggi disponibili, danneggiando sia i piccoli proprietari che i turisti in cerca di soluzioni flessibili e accessibili. La soluzione non risiede in ulteriori vincoli burocratici, bensì nella liberalizzazione del settore, che favorirebbe una maggiore trasparenza attraverso la concorrenza, senza necessità di interventi coercitivi.

Da segnalare infine una notizia che arriva da Oltreoceano. Lo Stato di New York sta valutando un disegno di legge per limitare l’acquisto di case da parte dei grandi fondi di investimento, con l’obiettivo di arginare l’aumento dei prezzi e facilitare l’accesso alla proprietà per i cittadini.

Tuttavia, l’imposizione di tali limiti potrebbe generare effetti negativi sul mercato immobiliare, disincentivando gli investimenti e riducendo l’offerta complessiva di abitazioni. La presenza di grandi fondi, sebbene criticata per il loro potenziale impatto sui prezzi, garantisce comunque liquidità e sviluppo del settore. Piuttosto che introdurre restrizioni, si potrebbero esplorare alternative come agevolazioni fiscali per i nuovi acquirenti e una semplificazione normativa per favorire nuove costruzioni, affrontando così le radici del problema abitativo senza compromettere il dinamismo del mercato.

La chiusura del presente podcast è affidata ad Andrea Mancia, direttore de L’Opinione delle Libertà: “L’estensione della cedolare secca alle locazioni non abitative rappresenta un’opportunità decisiva per rilanciare il mercato immobiliare e stimolare l’economia. L’attuale regime fiscale, con una tassazione elevata e rigida, ha scoraggiato l’offerta di immobili e penalizzato gli investimenti. Un’imposta fissa e agevolata favorirebbe un incontro più efficiente tra domanda e offerta, incentivando la messa a reddito degli spazi inutilizzati e promuovendo nuove iniziative imprenditoriali. Tuttavia, per rendere realmente efficace questa misura, è indispensabile superare le rigidità normative imposte dalla legge sull’equo canone del 1978, che ha soffocato la libertà contrattuale e la flessibilità del mercato. Una revisione delle regole permetterebbe di adeguare i contratti alle esigenze attuali, offrendo soluzioni più dinamiche e competitive per locatori e conduttori. L’obiettivo deve essere quello di liberare il settore immobiliare da vincoli superati, creando un ambiente più favorevole agli investimenti e alla crescita. Con un mercato più aperto e flessibile, sarebbe possibile valorizzare gli immobili oggi inutilizzati, stimolare l’economia locale e restituire fiducia agli operatori del settore”.

Aggiornato il 27 gennaio 2025 alle ore 15:22