Farmacia e il mercato dei capitali

Fin da piccoli ci hanno insegnato che le farmacie sono un’attività redditizia e nei paesini più piccoli erano proprio un punto di riferimento dei cittadini insieme al parroco, al sindaco e al notaio. Ma questo affresco, ormai datato, non corrisponde più al vero. La farmacia negli ultimi 15 anni ha subito una rivoluzione importante con numerosissimi interventi normativi che hanno stravolto quella che era l’idea della farmacia di una volta. Solo per ricordarne i principali cambiamenti:

1) liberalizzazione degli orari di apertura;

2) possibilità di applicare sconti;

3) creazione delle parafarmacie;

4) apertura alla proprietà di farmacie per persone che non sono farmacisti e/o da società;

5) ridefinizione della tariffazione dei medicinali di fascia A;

6) aumento del numero delle farmacie da 18 a 20mila circa.

A questo si aggiungono i frequenti interventi delle Regioni atti a modificare il valore di rimborso dei medicinali di fascia A, per capirci, quelli con l’obbligo della ricetta medica. La situazione ha visto negli anni proliferare il numero delle farmacie e dilatare gli orari di apertura delle stesse. La prima conseguenza è stata la mancanza di personale farmacista. Perché aumentando l’orario e i giorni di apertura, la farmacia ha bisogno di più farmacisti, la legge impone, giustamente, che al banco della farmacia può dispensare i farmaci solo un farmacista; anche se la farmacia è di proprietà di una società di capitali. Aggiungiamo a questo, l’apertura di migliaia di parafarmacie, che, pur non potendo dispensare i farmaci di fascia A, allo stesso modo delle farmacie, devono avere al banco solo personale farmacista. Poi la legge ha alterato il rapporto cittadini/numero di farmacie da 5mila a 3.300 incrementando quindi le farmacie da 18 a 20mila. Ma dove sono tutti questi farmacisti?

Da un lato le università non riescono a tenere il passo e, spesso, gli studenti vengono addirittura assunti (intanto come magazzinieri), prima ancora di essere laureati. Da un altro lato, l’estensione degli orari della farmacia, ha reso questa professione meno allettante; molti farmacisti neo-laureati preferiscono lavorare nelle società farmaceutiche con normali orari standard piuttosto di lavorare nelle farmacie con turni di sabato e in molte farmacie anche di domenica o fino alle ore 22 e 23. Le difficoltà nel mercato del lavoro hanno inevitabilmente aumentato i costi del lavoro. Per avere farmacisti dipendenti devono essere pagati bene con le relative conseguenze sul bilancio della farmacia. Inoltre, il rimborso dal Servizio sanitario regionale è sceso tanto in questi anni ridimensionando non tanto i fatturati delle farmacie, ma di più la marginalità. L’accesso al credito bancario oggi è fortemente ridimensionato anche in un settore storicamente considerato ricco e sicuro per le banche.

L’accesso al credito che prima era molto ampio per le farmacie oggi rientra nelle politiche bancarie valide per ogni tipo di società con la conseguenza che gli investimenti all’interno delle farmacie oggi devono essere più oculati e ben ponderati.

A tutto ciò la legge sulle parafarmacie ha liberalizzato la commercializzazione degli Otp e Sup, cioè prodotti a vendita libera senza ricetta. Anche qui, la conseguenza è il mercato online che ha drenato altro fatturato da molte farmacie. Con l’avvento dell’e-commerce la pianta organica all’interno della quale la farmacia godeva di un’esclusiva di zona oggi subisce un ridimensionamento consistente. Pur rimanendo valida non garantisce alla farmacia la stessa esclusiva di prima potendo i cittadini comprare online da altre farmacie o parafarmacie i prodotti ovviamente consentiti dalla legge. La conclusione è che molte farmacie che non hanno compreso il cambiamento ne escono deboli, fortemente ridimensionate e nei casi più gravi abbiamo assistito negli anni anche a diversi fallimenti.

Aggiornato il 13 marzo 2024 alle ore 16:48