L’Italia e il “mercato” delle holding

Le holding sono società che detengono le azioni o quote sociali di altre società al fine di costituire un gruppo e sfruttarne i vantaggi finanziari e fiscali. Il tema è senza dubbio ampissimo e in questa sede ci focalizzeremo sulla situazione italiana rispetto al mercato delle holding. In Italia il concetto di gruppo è povero di normativa a differenza di altri Paesi che della gestione di holding ne hanno fatto una specializzazione normativa e un modello per attrarre capitali nel Paese. Per esempio, fra gli Stati europei con una legislazione importante sul tema delle holding ci sono: Lussemburgo, Inghilterra, Olanda, Malta, Cipro, Liechtenstein. Già diversi anni fa questi Paesi hanno compreso che le holding sono strutture che accentrano oltre che il controllo di un gruppo di società anche la finanza del gruppo divenendo centro economico e finanziario. L’attrattività di questi Paesi soprattutto è basata su una burocrazia semplificata, un sistema bancario solido e su forti agevolazioni fiscali sulla tassazione delle plusvalenze da cessione di partecipazione e sui dividendi.

Per esempio, Cipro permette l’esenzione totale da tassazione delle plusvalenze da cessione di partecipazioni, così come il Lussemburgo pur con delle condizioni specifiche. Inoltre, grazie alla normativa europea madre-figlia, valida anche in Italia, gli utili provenienti da società controllate in uno dei Paesi Ue subiscono una tassazione minima. Una società figlia residente fiscalmente in Italia deve operare una ritenuta a titolo di imposta e con l’aliquota dell’1,20 per cento sugli utili corrisposti a una società madre soggetta a un’imposta sul reddito delle società in uno Stato membro dell’Unione europea. L’Italia ha tentato negli ultimi vent’anni di approcciare una normativa tributaria attrattiva per le holding europee ma cadendo nelle solite difficoltà legate alle continue modifiche che rendono incerte le regole nel lungo periodo.

Oggi la normativa italiana per le holding si chiama Partecipation EXemption (Pex) e prevede l’esenzione da tassazione del 95 per cento del reddito derivante da società controllate da almeno un anno, le cui azioni o quote sono iscritte come immobilizzazioni finanziarie, non ubicate in paradisi fiscali, e che esercitano attività commerciali (articolo 87 del Testo unico delle imposte sui redditi). A prima vista leggermente meno conveniente, ma in realtà il problema principale sta nelle innumerevoli modifiche alla Legge originaria del 2003 che non permette a un investitore estero di avere una stabilità normativa come accade ad esempio in Lussemburgo. Dato di fatto è che in Italia i gruppi esteri non pensano di ubicare la propria holding. Abbiamo solo holding nazionali di gruppi che operano anche all’estero o società controllate italiane di gruppi esteri. Nel 2023 l’Istat ha reso noti i dati su queste multinazionali. Le multinazionali estere in Italia hanno avuto nel 2021 un incremento del fatturato di +30,7 per cento, mentre le controllate estere di holding italiane hanno registrato una diminuzione del fatturato di -4,5 per cento. Questo evidenzia come l’Italia continua a essere un buon mercato commerciale più che un centro finanziario. Continua l’Istat, segnalando che le imprese italiane controllate da gruppi esteri hanno incrementato la loro quota di export del 25,9 per cento nel 2021 contribuendo così alla bilancia commerciale italiana.

Aggiornato il 05 marzo 2024 alle ore 11:49