Terrorismo fiscale e legittima difesa

L’Esecutivo di centrodestra, sul tema delle imposte e della pressione fiscale, deve fare estrema attenzione perché si sta alienando la fiducia di chi li ha votati. È sconcertante quanto affermato dal viceministro dell’Economia e delle Finanze, con delega alla riforma fiscale, professor Maurizio Leo, “l’evasione fiscale è come il terrorismo”. Dichiarazione che avrebbe potuto fare un qualsiasi politico di sinistra o di estrema sinistra che vede nell’impresa una vacca da mungere per “redistribuire” ai nulla facenti. Sul fisco il Governo si gioca tutta la sua credibilità con buona parte della sua base elettorale che è particolarmente sensibile al tema dell’insostenibile livello di pressione tributaria. Imposizione fiscale alla quale sono soggette le attività economiche, e che in molti casi non sono letteralmente in grado di ottemperare. Questo blocco sociale è composto dalle micro attività economiche, dalle piccole e medie imprese, dai lavoratori autonomi e dai liberi professionisti che hanno votato alle elezioni politiche per un programma di Governo che aveva al centro la libertà d’impresa e l’alleggerimento del carico tributario e contributivo funzionale al rilancio dell’economia. Operatori economici, che sono il fulcro della struttura produttiva del Paese. Imprenditori che sono esposti all’alea del mercato, che rischiano il loro capitale e il loro lavoro.

Che sono tacciati, per il semplice fatto di lavorare in proprio, per evasori fiscali a prescindere. Aziende che devono sostenere il peso del patto leonino che gli è stato imposto da norme fiscali vessatorie che consentono alla Agenzia delle Entrate di partecipare agli utili dell’impresa (come socio di maggioranza) ma di non concorrere a coprire le perdite. Leggi che obbligano i piccoli imprenditori a pagare i contributi all’Inps anche se non si è prodotto reddito e nel momento in cui si raggiungono i requisiti per la pensione gli stessi percepiranno un assegno pensionistico di importo inferiore a coloro che percepivano il reddito o la pensione di cittadinanza senza lavorare e senza aver versato contributi sociali. L’Esecutivo di centrodestra, nelle finanziarie relative al 2023 e per il 2024, ha optato per sostenere i redditi più bassi con la riduzione del cuneo contributivo e fiscale dei lavoratori dipendenti. Lavoratori subordinati che comunque godono di un reddito certo e degli ammortizzatori sociali in caso di crisi aziendali e per la disoccupazione involontaria. Le imprese non hanno diritto a nessun ammortizzatore sociale e non è raro il fallimento di attività che hanno reso indigenti e senza alcuna assistenza gli imprenditori che hanno subito il dissesto della propria azienda.

Ad oggi, il popolo delle Partite Iva è stato del tutto trascurato da un Governo che avrebbe dovuto guardare con maggiore attenzione a chi rischia ogni giorno nelle proprie imprese e che subisce un livello di tassazione che è assolutamente aberrante per una nazione che si definisce di democrazia liberale. Le dichiarazioni del professor Maurizio Leo che considera alla stregua di terroristi chi fa fatica a portare a casa un reddito dignitoso e che spesso non è nelle condizioni oggettive di ottemperare al pagamento di imposte lascia letteralmente basiti. Chi guardava con simpatia alla coalizione di centrodestra e con speranza alla riforma fiscale, si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso nei confronti della struttura portante dell’economia della nazione. Piuttosto che il “date scraping” (l’uso dei social network in funzione anti evasione) ci saremmo aspettati dal supertecnico e dal Governo una politica orientata alla ottimizzazione della spesa pubblica improduttiva; agendo in maniera decisa sul lato della riduzione degli sprechi nella Pubblica amministrazione funzionale all’abbassamento del debito pubblico e quindi alla riduzione generalizzata delle imposte sul reddito.

E non la presunta possibilità di riduzione delle aliquote nel 2025 solo se c’è, con i nuovi controlli fiscali aumenta il gettito fiscale. Per Il viceministro Leo l’unica possibilità di ridurre le imposte dirette è possibile solo se aumenta il gettito fiscale e non la riduzione della spesa. I contribuenti che cercano di contenere legalmente l’aberrante carico fiscale e contributivo sulle loro attività agiscono per “legittima difesa” avverso una belva insaziabile che è il fisco italiano che “terrorizza” chi ogni giorno è costretto a misurarsi con la realtà senza alcuna protezione sociale. Bisogna ridurre le spese e “affamare la bestia fiscale”!

Aggiornato il 02 febbraio 2024 alle ore 16:58