È arrivata l’ora di fare politiche fiscali di centrodestra

La base elettorale liberale, liberista e conservatrice è quella che ha consentito alla coalizione di centrodestra di vincere le elezioni politiche il 25 settembre del 2022. Ora la base è entrata in fibrillazione per i ritardi del Governo sulla attuazione del programma elettorale. Vittoria straordinaria che ha permesso ai partiti alleati di ottenere una tra le più solide maggioranze della “Seconda Repubblica” sia al Senato che alla Camera dei deputati. L’insofferenza delle classi produttive comincia a manifestarsi nelle rilevazioni dei sondaggisti nei confronti dell’operato del Governo. Le politiche di bilancio relative alla Finanziaria per il 2023 e quella appena approvata per il 2024 hanno privilegiato le cosiddette “classi più deboli” del Paese penalizzando, ancora una volta, le piccole imprese, il commercio, l’artigianato e il lavoro autonomo. La classe produttiva che tiene in piedi il Paese e che, in larga misura, guarda con simpatia al centrodestra, ha la percezione che le politiche di bilancio finora adottate dall’Esecutivo sembrano più di sinistra che di centrodestra.

La chiarezza, nella comunicazione del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, sulla reale situazione delle finanze pubbliche del Paese è un valore aggiunto per il Governo di centrodestra. La verità è sempre apprezzata dai cittadini che sono disponibili ad affrontare i necessari sacrifici se gli stessi sono equamente ripartiti! Il responsabile del Dicastero economico può vantare nel suo curriculum le competenze del tecnico e l’esperienza del politico di lungo corso. Giorgetti, con intelligenza e tanta pazienza, è riuscito a imporre alla coalizione quella indispensabile disciplina di bilancio propedeutica alla possibilità di risanamento del bilancio pubblico. Da tecnico sa che il rigore nella gestione delle risorse è la condizione essenziale per affrontare gli squilibri finanziari che sono stati ereditati con i crediti fiscali che si sono accumulati con il Superbonus e che hanno devastato il bilancio pubblico.

Crediti d’imposta, generati dal bonus edilizio al 110 per cento, che sono diventati un’ipoteca su tutti i contribuenti e che dovrà essere pagata nei prossimi anni. Le prossime leggi di bilancio dovranno scontare i minori introiti derivanti dal credito d’imposta del Superbonus riducendo quindi gli spazi di manovra dell’Esecutivo. Da raffinato politico ha saputo superare con diplomazia e fermezza “l’assalto alla diligenza” alla Legge di Bilancio da parte dei partiti della coalizione in vista delle elezioni europee che si terranno il 9 giugno 2024 con il sistema elettorale proporzionale. Competizione elettorale in cui i partiti, alleati a Roma, sono concorrenti nel Parlamento e nelle istituzioni europee. Il titolare del ministero di Via XX Settembre ha dato il via libera alla ratifica sulle modifiche del nuovo Patto di stabilità solo quando si è assicurato la sostenibilità economica e finanziaria dei nuovi parametri da parte dell’Italia. L’ingrato compito del Governo di centrodestra è quello di dover gestire il risanamento del debito pubblico causato da una legislatura, a trazione cinque stelle, improntata allo sperpero di pubblico denaro anche grazie alla sospensione per la pandemia dei parametri di Maastricht.

L’Esecutivo di centrodestra, per ridurre il disavanzo di bilancio e il debito pubblico, dovrà necessariamente operare sul contenimento della spesa corrente per liberare risorse in grado di permettere un ordinato rientro entro limiti accettabili del debito pubblico. La crescita, senza freni, che c’è stata sull’indebitamento pubblico dei precedenti esecutivi ha costretto il Governo a mantenere alta la pressione fiscale sulle imprese e sul ceto medio che penalizza la produzione, i consumi e quindi la crescita economica. Non è assolutamente vero che politiche finalizzate al risanamento del bilancio dello Stato non si concilino con lo sviluppo economico. Per esempio, la riduzione dei tassi d’interesse sul mercato secondario dei titoli di Stato italiani, dovuta anche alla maggiore affidabilità della politica sui conti pubblici italiani, consentirà nel 2024 una probabile riduzione di circa 5 miliardi di euro di interessi passivi che gravano sul bilancio. Mi aspetto che la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, massima espressione del potere politico, e Giancarlo Giorgetti, responsabile della politica economica del Governo, adottino finalmente una politica di ottimizzazione della spesa pubblica eliminando tutte quelle spese clientelari e improduttive che affondano il bilancio dello Stato.

Ottimizzare la spesa non significa peggiorare i servizi essenziali che lo Stato deve fornire ai cittadini. Su oltre mille miliardi di euro di spesa pubblica c’è ampio spazio per tagliare e per utilizzare i risparmi in parte per ridurre il debito e in parte per iniziare la riduzione delle imposte che sono il vero freno alla crescita economica del Paese. Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti sono consapevoli del fatto che la libertà di azione del loro Esecutivo, finalizzato a perseguire il programma di Governo del centrodestra, passa dal virtuoso utilizzo del denaro pubblico. Meno spesa, meno debito, meno imposte e più sviluppo ovvero quel che vogliono gli elettori di centrodestra.

Aggiornato il 03 gennaio 2024 alle ore 13:06