La liberalizzazione degli affitti in Argentina

Un’iniziativa nella giusta direzione: a quando in Italia?

Il primo degli impegni annunciati dal presidente dell’Argentina Javier Milei, nel piano di deregolamentazione dell’economia, di abrogazione della legge sugli affitti potrebbe sembrare, a primo acchito, una scelta coraggiosa ma impopolare, che finirebbe per collidere con le pretese esigenze di “giustizia sociale”, redistributive della ricchezza, che stanno alla base delle politiche di controllo degli affitti. Non è affatto così. Come ha dichiarato in un messaggio lo stesso Milei, la decisione è stata presa “perché il mercato immobiliare torni a funzionare senza problemi e perché affittare non sia una odissea”.

Nel preambolo del decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale è poi specificato che l’abrogazione colpisce una “legge nefasta”, che ha prodotto inconvenienti e carenze ed è responsabile, come si legge ancora, “di gravi conseguenze tanto per i locatari quanto per i locatori”, con la “potenziale distruzione del mercato immobiliare”. Per effetto dell’intervento verrà ripristinata la possibilità, per le parti, di stabilire con quale moneta effettuare la transazione; sarà indicato in due anni il termine minimo di durata dei contratti; verrà prevista la possibilità di indicizzare il prezzo dell’affitto su qualsiasi parametro, dall’inflazione al valore del dollaro o al prezzo del gasolio. Inoltre, tra gli altri effetti, le riparazioni domestiche saranno a carico degli inquilini, così come le eventuali spese condominiali ordinarie e straordinarie.

Si tratta, come appare evidente, di un’iniziativa che, da una parte, prende atto del fallimento anche nel settore privato delle locazioni immobiliari dell’interventismo statale, che del resto non ha raggiunto alcuno degli obiettivi, né è mai servito per porre rimedio alla carenza di alloggi; dall’altra, fa corretta applicazione dei principi dell’economia i quali, diversamente dai proclami della politica, sono senza tempo e non sono soggetti a capovolgimenti. Questi hanno insegnato e insegnano che, anche per gli affitti di immobili, il mercato funziona come tutti gli altri mercati di beni e servizi. E che in un mercato privo di ostacoli la concorrenza tra proprietari garantisce un’offerta sufficiente per soddisfare la domanda e assicurare agli inquilini/consumatori prezzi e condizioni migliori possibili.

In sostanza, è evidente, è un mercato concorrenziale che impone ai proprietari di differenziarsi gli uni dagli altri e di fornire agli inquilini/consumatori immobili migliori e più a buon mercato, posto che la concorrenza spinge i prezzi verso il basso e fa aumentare in tal modo il numero di persone che può permettersi di prendere una casa in affitto o di trasferirsi velocemente in un’altra. Fa inoltre aumentare la redditività degli immobili, l’offerta degli stessi e gli investimenti in nuovi edifici da parte degli imprenditori, che sono incentivati a costruire nuovi edifici, a offrire migliori condizioni, ma anche servizi aggiuntivi e innovativi, per attirare più clienti ed espandere la loro quota di mercato. E tutto ciò produce effetti benefici per l’economia nel suo insieme. Tante altre cose si potrebbero aggiungere a sostegno dell’iniziativa in commento. Rimane tuttavia da chiedersi: a quando in Italia un intervento come quello del presidente argentino Javier Milei?

Aggiornato il 22 dicembre 2023 alle ore 10:39