I fondamentali dell’economia e le prospettive di crescita

“È molto difficile prevedere, specialmente il futuro”. Negli ultimi anni, i centri studi, le istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e le stesse banche centrali hanno sbagliato tutte le previsioni sia sull’inflazione che sulla crescita economica. Sono un modesto economista e contraddicendo la premessa mi voglio sbilanciare sulle prospettive di crescita dell’Italia. Nel microcosmo in cui svolgo la mia attività professionale si comincia a respirare un’area di ritrovata fiducia nel sistema Paese da parte delle imprese e delle famiglie italiane. Grazie alle idee chiare, al momento a livello d’intenzione, del Governo. L’ottimismo per il futuro è l’elemento base per incoraggiare le imprese a fare nuovi investimenti e per le famiglie per ritornare a consumare. La percezione di fiducia è a mio avviso motivata dalle aspettative che l’Esecutivo di centrodestra abbia la possibilità concreta di governare per l’intera legislatura. La stabilità del Governo è un fattore di forza che può essere funzionale a ridefinire la reputazione che ha l’Italia nel consesso internazionale sulle politiche di bilancio e può avere riflessi molto positivi sulla crescita economica. Il paradosso del Belpaese è quello di essere una media potenza mondiale dal punto di vista economico e produttivo.

Siamo la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania, e tra le prime dieci del mondo. “Secondo i dati del Wto nei primi nove mesi del 2023 le esportazioni dell’Italia hanno superato la Corea del Sud e ci stiamo avvicinando al Giappone quarto esportatore mondiale”. La forza economica è evidenziata dai record che si susseguono nelle esportazioni, nel 2023 hanno superato i 600 miliardi di euro, quasi un terzo del Pil, e che testimoniano la straordinaria capacità dell’imprenditoria italiana di competere sui mercati globali con le grandi potenze economiche del pianeta, generando un surplus commerciale con il resto del mondo. Un sistema produttivo largamente composto da piccole e medie imprese che nonostante il relativo nanismo delle nostre aziende, riesce a produrre beni di elevato standard qualitativo vincendo la concorrenza di aziende di grandi dimensioni. Il brand Made in Italy è di per se sinonimo di prodotti di eccellenza. Altro importante fattore di forza della nostra economia è data dalla elevata propensione al risparmio degli italiani. Primato che storicamente ci contendiamo con i giapponesi.

Un altro aspetto positivo, che lascia ben sperare, è la riduzione dell’inflazione che, nonostante Christine Lagarde, obbligherà la Banca centrale europea alla riduzione dei tassi d’interesse di riferimento che avranno effetti positivi sui costi per interessi del servizio del debito pubblico italiano. In verità, già il mercato secondario dei titoli di Stato sovrani, sconta una riduzione dei tassi d’interesse. Oggi sui mercati dei capitali, il Btp decennale ha un rendimento di circa il 3,60 per cento rispetto alla punta massima del 5 per cento che ha raggiunto e superato dopo l’ultimo rialzo dei tassi ufficiali della Bce. La riduzione è di circa 140 punti base. Nel 2024 il risparmio di spesa per interesse dell’Italia sarà di diversi miliardi di euro. Il Fondo monetario internazionale, le agenzie di rating, l’Unione europea e la stessa Banca d’Italia prevedono per il 2024 una crescita reale del Pil dell’Italia in un range compreso tra lo 0,6 e lo 0,7 per cento. Sono convinto che i risultati relativi alla crescita della ricchezza nazionale supereranno le più ottimistiche previsioni dell’Esecutivo che ha fissato la crescita economica per l’anno prossimo intorno all’uno per cento. Ci sono tutte le condizioni, grazie ai fondamentali dell’economia, perché l’Italia assuma la leadership della crescita economica in Europa.

Aggiornato il 23 dicembre 2023 alle ore 13:10