Una rivoluzione concettuale delle infrastrutture

Tre anni fa ricordai che il Building information modeling (Bim) è un processo che utilizza un modello contenente tutte le informazioni che riguardano l’intero ciclo di vita di un’opera, dal progetto alla costruzione, fino alla sua demolizione e dismissione. Con il Bim è possibile creare – più che una rappresentazione tridimensionale – un modello informativo – dinamico, interdisciplinare, condiviso e in continua evoluzione – che contiene dati su geometria, materiali, struttura portante, caratteristiche termiche e prestazioni energetiche, impianti, costi, sicurezza, manutenzione, ciclo di vita, demolizione, dismissione. Alla base del Bim ci sono: la collaborazione tra le diverse figure interessate nelle diverse fasi del ciclo di vita di una struttura, la condivisione digitale dei dati e l’interoperabilità degli stessi.

In realtà questa a mio avviso è una descrizione limitativa del prodotto, del “modello” perché siamo di fronte a una vera rivoluzione concettuale delle nostre abitudini generazionali relative a ciò che finora abbiamo chiamato programmazione, pianificazione e progettazione. Dopo tre anni e dopo un apprezzamento parziale di tale nuovo impianto concettuale (allo stato la sperimentazione più avanzata è sull’asse ferroviario ad alta velocità Vicenza – Padova), ritengo utile soffermarmi di nuovo su alcuni punti e ricordare che è solo irresponsabile non dare corso a quanto previsto dal Pnrr rispettando un simile approccio programmatico, progettuale e realizzativo.

Il rapporto con il territorio

Diventa in realtà completamente inutile lo strumento del “Dibattito pubblico” perché la capillare conoscenza di tutte le componenti progettuali annulla il ricorso alla Conferenza dei servizi. Tutte le parti direttamente o indirettamente interessate all’intervento leggono sin dall’inizio le componenti che caratterizzano una proposta progettuale e sono in grado, davvero, di misurarne l’impatto, le ricadute e le interazioni tra l’opera e l’intero impianto territoriale. L’esposizione del progetto in Bim così ricca di dettagli offre ai vari soggetti interessati una base diacronica: cioè l’opera non solo viene conosciuta come momento progettuale “cartaceo” ma viene seguita in tutto il suo iter realizzativo (espropri, cantierizzazione, controlli di qualità) e in quello funzionale. In realtà tutti i soggetti coinvolti dalla realizzazione di un’opera possono conoscere in tutti i minimi particolari cosa è e cosa sarà nel tempo una determinata iniziativa progettuale.

La collaudazione

Man mano che si passa dal dettaglio progettuale a quello realizzativo l’intero impianto si arricchisce di una documentazione “storica” che, sin dall’avanzamento delle fasi di cantiere, racconta e assicura il collaudatore di tutte le componenti tecniche e analitiche coerenti con la base progettuale per cui quando si raggiunge il completamento delle attività di cantiere scatta automaticamente la collaudazione e, al tempo stesso, perdono di significato tutte le possibili “riserve” in quanto obbligatoriamente risolte nell’avanzamento dell’opera.

La manutenzione

La vita dell’opera, per la serie di sensori inseriti all’interno della infrastruttura e per la conoscenza dettagliata di tutte le parti più soggette a possibili “sofferenze” geotecniche e statiche, non solo può essere monitorata in modo sistematico ma, addirittura, può essere soggetta a tagliandi obbligati in modo da anticipare possibili momenti critici della struttura e, se necessario, interventi anche straordinari a valle di eventi climatici o sismici di particolare rilevanza e intensità. In realtà, il piano manutentivo diventa quasi automatico e obbligato.

La verifica di ottemperanza

Il controllo imposto, soprattutto dal Ministero dell’Ambiente, sul rispetto delle prescrizioni e delle raccomandazioni formulate in occasione dell’approvazione della proposta progettuale, diventa non solo automatico ma addirittura inutile perché si blocca l’avanzamento dell’iter realizzativo se il direttore dei lavori non adempie a quanto già caricato all’interno del progetto a valle della sua approvazione e quindi le raccomandazioni e le prescrizioni sono vincoli obbligati che non consentono alcuna autonoma possibilità di inosservanza o di cambiamento.

L’antimafia

Il Bim tra le sue funzioni essenziali contiene anche una conoscenza dettagliatissima non solo delle imprese che realizzano l’opera ma anche di tutti i fornitori. Questa acquisizione di dati e di informazioni avviene sin dall’inizio e viene filtrata accuratamente dalla stazione appaltante e, quindi, diventa inutile acquisire un ulteriore avallo o conferma dagli organismi preposti a dare il certificato di antimafia perché tale provvedimento non riguarda solo la impresa realizzativa dell’opera ma coinvolge automaticamente tutti gli attori diretti e indiretti coinvolti nel processo realizzativo. È senza dubbio difficile comprendere come sia innovativo lo strumento del Bim ma leggendo attentamente tutte le sue componenti, tutti i suoi algoritmi ci si convince della sua forte innovazione concettuale. Una innovazione che basa tutti i suoi principi sulla obbligata condizione di trasparenza di tutti i passaggi.

L’ammortamento

Una definizione che sicuramente fornisce una interpretazione corretta dell’ammortamento è la seguente: “Il valore da ammortizzare è dato dalla differenza tra il costo di acquisto o di produzione e il valore di presunto recupero. Tale valore deve essere ripartito lungo la vita utile del bene”. Ebbene, il Bim consente una lettura articolata di tutte le componenti di un’opera complessa come quella che caratterizza per esempio un asse ferroviario ad alta velocità in cui la componente infrastrutturale civile e quella tecnologica si integrano e solo grazie alla componente interoperabile del Bim è possibile pervenire a un ammortamento difendibile.

Il contenzioso tra stazione appaltante e impresa

Spesso i contenziosi tra stazione appaltante e impresa sono privi di riferimenti oggettivi e, nella maggior parte dei casi, il ricorso al Tar prima e al Consiglio di Stato dopo o il ricorso alla magistratura civile ordinaria si basa proprio sulla interpretazione soggettiva di determinati momenti che caratterizzano o la fase di aggiudicazione di un’opera o quella di concreta attuazione. Questa esasperata soggettività delle parti con un progetto in Bim scompare perché ogni fase dell’itinerario progettuale e dell’itinerario realizzativo è ricco di riferimenti tali da non consentire interpretazioni di parte.

Il costo assicurativo come la decennale postuma

La polizza decennale postuma ha una doppia funzione di tutela: da una parte offre garanzie alla stazione appaltante qualora il costruttore non fosse in grado di ultimare i lavori, dall’altra fornisce a esso una tutela economica in caso di danni materiali che la infrastruttura potrebbe subire. Il costo di tale assicurazione è davvero elevato perché sono molti i rischi insiti in un’opera infrastrutturale; rischi dovuti essenzialmente sia alla sottovalutazione con cui la stazione appaltante legge e istruisce le proposte progettuali, sia alla non conoscenza capillare di tutte le parti che caratterizzano l’opera nella fase di cantiere e a valle della collaudazione. Con il Bim questa sommatoria di rischi scompare.

Nasce spontaneo un dubbio: non voler utilizzare un simile nuovo “metodo” significa scegliere la “non trasparenza” o, ancora peggio, scegliere modalità capaci di dare origine nel tempo a contenziosi, a rivendicazioni mirate a cambiare le decisioni contrattuali iniziali. Tuttavia quando si capiranno davvero le convenienze di un tale metodo allora forse, senza bisogno di forme impositive come le leggi già operative in tal senso, ci si convincerà della essenzialità di un simile processo metodologico. In realtà sia le stazioni appaltanti, sia i partecipanti alle gare, sia le varie amministrazioni direttamente e indirettamente coinvolte sosterranno un simile nuovo impianto concettuale.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 04 luglio 2022 alle ore 11:58