Per non perdersi nei meandri delle beghe politiche e di logiche tipiche dei poltronai di Montecitorio e Palazzo Madama, il premier Mario Draghi dovrebbe dividere il suo Consiglio dei ministri in due gruppi: da una parte i ministri di nome e di fatto, competenti e capaci di garantire mediante la loro azione un futuro al Paese, dall’altra parte tutti quei ministrucoli dell’ultima ora ai quali dare qualche fondo, affinché se ne stiano in disparte e in silenzio convinti, nella loro mediocrità, di fare qualcosa di utile per l’Italia.

Purtroppo il concetto di nazione unita è degno solamente nei libri di storia. E anche questo esecutivo è permeato da una unità apparente, dal tipico clima della calma prima della tempesta. L’Italia è da sempre emblema della politica litigiosa e poco concreta. Siamo il teatro degli apparenti ribaltoni politici. Siamo i maestri, per dirla con Tancredi Falconeri de Il Gattopardo, nel cambiare tutto affinché nulla cambi.

Leggo e sento spesso parlare del concetto di poteri forti in Italia nell’era di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Ecco, se io dovessi dare la mia opinione sui poteri forti di oggi, mi sentirei di dire che in Italia i poteri forti nostrani non esistono più. E quelli che riteniamo i poteri forti, quei manager o faccendieri italiani che si muovono dietro le quinte, a cavallo tra la politica e la finanza, null’altro sono che surrogati e semplici mezzi di poteri forti stranieri. I poteri forti in Italia sono finiti con la fine dell’industria italiana. La pressione fiscale, la mancanza di infrastrutture e la burocrazia hanno portato le grandi industrie italiane a delocalizzare le loro produzioni, mettendo di fatto una pietra tombale sull’economia italiana.

Qualche grande player rimane, mi viene in mente Webuild, leader nel settore delle costruzioni capace di dire la sua anche a livello internazionale. Per il resto è il vuoto più totale. La grande distribuzione è ormai nelle mani dei francesi così come l’industria dell’auto. Quindi, invece di concentrarsi su chi sono e che nomi hanno i poteri forti italiani, è meglio individuare chi sono i nemici dell’Italia. Nemmeno uno come Draghi – uomo di grande prestigio, di grandi qualità e di relazioni importanti – è autonomo. Nessuno al mondo è autonomo. Oggi i veri poteri forti in Italia sono i grandi fondi d’investimento internazionali che hanno in tasca il nostro debito. Sono loro che fanno il buono e il cattivo tempo. I veri poteri forti che ci stanno dominando hanno in mano non solo l’aspetto economico ma la società stessa. Hanno in mano il carattere, i vizi, la virtù, le religioni. Le forze economiche straniere che ci governano non pensano al popolo italiano, ma solamente ad accrescere la loro forza economica.

Draghi questo lo sa e deve fare accordi con i poteri forti esteri per aiutare l’Italia. Davanti a sé ha il rinnovo dei vertici di molte aziende pubbliche operanti in settori strategici per il nostro Paese. Sarebbe il caso di mettere da parte una volta per tutte il disastroso manuale Cencelli e scegliere realmente i migliori comandanti capaci di condurre la nave nelle acque internazionali. Abbiamo bisogno di una industria che sia competitiva nel mondo e non solamente nei confini regionali. Piccolo può essere bello, ma deve avere logica industriale e visione internazionale. Dobbiamo ristrutturare l’Italia e il nostro debito ripartendo da quella che un tempo era il vero potere forte: l’industria. Le banche italiane devono tornare a prestare capitale alle imprese nostrane e non a quelle straniere, come fatto negli ultimi anni.

Aggiornato il 22 aprile 2021 alle ore 12:17