La pesca e la blue economy tra sostenibilità e formazione digitale

Importanti novità in tema di pesca e blue economy in Italia e nel Mediterraneo.

Opportunità economiche da sfruttare e valorizzare in modo innovativo per generare sviluppo, contrastando l’emergere della pandemia sanitaria. L’articolo 78 del Decreto “Cura Italia” prevedeva un Fondo a disposizione del settore Pesca e Acquacoltura per far fronte ai danni diretti e indiretti subiti dalle imprese a seguito dell’emergenza sanitaria. Il Fondo è stato poi istituito con il Decreto ministeriale di luglio 2020 che stabiliva anche le risorse disponibili, i criteri di assegnazione e i beneficiari. Sostanzialmente, una nuova attenzione sul settore della pesca. “La pesca sostenibile rappresenta sempre più il futuro del settore ittico, perché significa rispetto dell’habitat naturale, consumo responsabile e gestione efficace delle attività. Per questa ragione abbiamo avviato un importante progetto di formazione degli operatori”, dichiara Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci Agroalimentare, che intervistiamo nel tentativo di comprendere l’attualità della pesca per la nostra economia.

L’Unci Agroalimentare sta lavorando ad un piano pesca formativo interattivo con i pescatori. Possiamo approfondire?

Attraverso delle piattaforme digitali, l’associazione sta fornendo formazione online e interattiva ai pescatori qualificati, con elementi sull’igiene alimentare e le procedure basate sui principi del sistema Haccp per i prodotti della pesca e per i molluschi. Non solo, la formazione è orientata anche alla comprensione e all’attualizzazione delle norme di base per la pesca professionale, quali il settore delle barche a strascico e quello delle barche con rete fissa con circuizione. Il prodotto formativo lanciato comprende tutta l’aera del Mediterraneo con la ricerca attiva che si avvale della collaborazione di una tonnara sulcitana.

L’Unci Agroalimentare ha lanciato il “Piano Triennale pesca, annualità 2020” per una pesca che insegua sostenibilità, tracciabilità e qualità. Cosa possiamo dire a tal riguardo?

La nostra iniziativa intende innovare ed efficientare il sistema produttivo dello specifico comparto, tenendo conto dei criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Riteniamo necessario intervenire sulle diverse fasi del ciclo di utilizzo delle risorse: dal sistema di approvvigionamento della risorsa ittica, alla fase di commercializzazione, sino ad arrivare al consumatore finale che per noi va tutelato sempre e ovunque. Abbiamo formato centinaia di operatori del mondo ittico delle diverse aree marine d’Italia, con particolare attenzione su tematiche quali la protezione della biodiversità, lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse ittiche, nonché le tecniche di pesca sostenibile che evitano catture indesiderate e prevengono le catture accidentali di specie protette.

L’Unci ha posto particolare attenzione al contrasto dell’inquinamento da plastiche e microplastiche. Quali analisi avete riscontrato?

Per avere un risultato immediato, duraturo e d’impatto occorre formare coloro che ogni giorno lavorano con le risorse del mare, focalizzando l’attenzione su tematiche quali la protezione della biodiversità, lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse ittiche, nonché le tecniche di pesca sostenibile. Attraverso la collaborazione con il Cnr e le Università di Ancona e Foggia abbiamo svolto analisi dettagliate sulle microplastiche nell’apparato digestivo della fauna ittica. Riscontriamo tale problematica ma, tuttavia, posso ribadire che la salute del consumatore finale è al sicuro in quanto non abbiamo riscontrato problematiche importanti per la fauna ittica dei nostri mari che finisce poi sulla tavola dei consumatori. I consumatori continuano a mangiare prodotti di qualità.

I metodi di pesca utilizzati in Adriatico per la cattura del nasello sono rappresentati prevalentemente dalle reti a strascico. Avete svolto approfondimenti specifici su tale tipologia di pesca e pescato. Quali sono i dati raccolti?

La pesca a strascico fa parte della pesca da traino, ovvero l’attività che prevede il traino di reti sul fondale. Si tratta di reti attive, reti che vengono portate incontro al pesce, che viene catturato per il loro progressivo avanzamento. Questo è il motivo per cui i motopescherecci hanno bisogno di motori potenti. La rete è costituita da un corpo centrale chiuso posteriormente da una rete più fitta chiamata sacco e da due ali laterali collegate alla barca con cavi di metallo. La rete è tenuta aperta verso l’alto da una lima di sugheri e poggia sul fondo per la presenza di una lima di piombi o da catene. Abbiamo formato molti pescatori a rispettare la taglia del nasello e a recuperare i rifiuti trovati in mare per dare loro nuova vita attraverso attività di economia circolare. Inoltre, stiamo sviluppando una ricerca mirata sul tonno e la tagliatura dei tonni. Tale ricerca, che si avvale di numerose collaborazioni universitarie e del Cnr, vuole sviluppare anche gli altri settori della blue economy, grazie al coinvolgimento di numerosi impianti di acquacoltura e della coltivazione di cozze e vongole, ubicate sia nel Tirreno che nell’Adriatico.

Dalle vostre analisi quali sono le maggiori preoccupazioni per i pescatori?

La maggior parte dei pescatori che abbiamo intervistato nel corso dei nostri programmi formativi e informativi ha dichiarato che c’è un aggravio di lavoro a bordo con un incremento medio del carico di lavoro di almeno 2,5/3 ore al giorno per assolvere alle operazioni aggiuntive di smistamento e stoccaggio degli scarti destinati ad essere sbarcati. Molti pescatori hanno lamentato la troppa burocratizzazione e che occorre per ogni semplice operazione presentare richiesta in carta bollata e risposta in bollo anche per operazioni come lasciare il porto durante il fermo, gli arrivi e le partenze. Troppa rigidità sugli orari per arrivi e partenze e tanto tempo per avere risposte da parte degli organi preposti. Inoltre, viene riscontrata una grande inadeguatezza delle Sanzioni sulle catture accidentali, quali tonno e pesce spada e sulla sottomisura della fauna ittica.

Aggiornato il 13 ottobre 2020 alle ore 11:40