Def: lo Stato senza moneta non ha più soldi

C’è un convitato di pietra al tavolo dei conti dello Stato in Italia. È la crisi di liquidità che attanaglia ormai drammaticamente i conti dello stato italiano e che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri tiene con evidente imbarazzo fuori dalla conversazione con i protagonisti della vita economica.

Il Tesoro non lo dice, ma fra due mesi quando scatteranno i saldi delle imposte del 2019, molti contribuenti potrebbero autoridursi il primo acconto sulle imposte 2020 in previsione del calo di reddito.

Il ministro celia, ma dal versante Iva e Inps le entrate sono già calate drasticamente dal mese di febbraio perché i disoccupati non pagano contributi e gli affari sono al tappeto. Lo stesso presidente dell’istituto di previdenza, Pasquale Tridico, si è lasciato sfuggire in una intervista che le casse del suo istituto a maggio saranno a secco.

Non basta. Nel bilancio di quest’anno ci sono già entrate fittizie per una ventina di miliardi come l’improbabile recupero dell’evasione fiscale e ipotetiche ed irreali privatizzazioni. Gualtieri tace, ma tutti sanno che c’è un disavanzo “sommerso” ed emerso di un centinaio di miliardi, cui occorre aggiungere il nuovo disavanzo prodotto dagli interventi per far fronte alla crisi.

Ma se c’è nuovo deficit inatteso di circa 100 miliardi nel 2020 e probabilmente il doppio nel 2021, non si capisce per quale motivo mister Gualtieri, che su questa verità avrebbe potuto incassare l’appoggio anche dell’opposizione, abbia scelto di limitare lo scostamento di cassa di quest’anno a 55 miliardi. E abbia spostato con il Documento di economia e finanza il resto del deficit a dopo il 2021 e 2022.

Mister Gualtieri è simile a quel pattinatore che fa evoluzioni sul ghiaccio pur sapendo che lo strato di ghiaccio sotto ai suoi piedi è sempre più sottile. Pur sapendo che questa operazione di maquillage contabile sul 2020 ci espone ad una nuova bocciatura di Eurostat l’anno prossimo ed a farci impiccare nelle future trattative con Bruxelles.

Forse il governo italiano pensa di nascondere lo scioglimento del ghiaccio sotto i suoi piedi per ingannare le agenzie di rating. Alcune ci sono cadute, ma non Fitch che ha declassato il debito tricolore.

Una ciambella di salvataggio verrà all’Italia da Christine Lagarde. La Bce infatti potrebbe acquistare molti titoli di nuova emissione. Ma a via XX Settembre sanno che non può esagerare, oltre una settantina di miliardi netti la Bce non acquisterà.

Per avere liquidi senza nuove emissioni di debito pubblico, si è ricorso all’uso delle garanzie dello Stato sul credito bancario. L’obiettivo è affidare alle banche nuovi finanziamenti a imprese e famiglie fino a 450 miliardi di euro nel 2020. Le banche nel 2020 e 2021 potranno utilizzare persino gli accantonamenti a fronte di crediti rischiosi ma non insolventi per aumentare il capitale prudenziale ed evitare erosioni di capitale.

Questa strada risulta però impervia sia per la scarsa attitudine del nostro sistema bancario ad interventi di questo genere, sia perché il terzo potere del sistema italiano, la magistratura, minaccia di estendere le sue indagini (già avviate da 40 procure sul fronte sanitario) anche ai prestiti bancari. In assenza di uno scudo penale, ormai quasi nessun amministratore nel paese si azzarda a far qualcosa di non usuale.

Perché allora non dire la verità? Il governo pensa di poter tacere ancora a lungo al paese la reale situazione dei conti pubblici? Qui possiamo azzardare una ipotesi.

Il governo giallorosso sembra proprio non voler affrontare la revisione di una spesa pubblica in Italia iperprofica, probabilmente per non intaccare gli interessi dei ceti parassitari che sostengono l’attuale maggioranza di tipo populista. Ne avrebbe avuto occasione con la crisi del Covid-19, ma non l’ha fatto.

E allora a cosa pensa ministro del Tesoro, quando parla di fondamentali solidi del sistema Italia? Ai conti correnti degli italiani da tosare? O alla svendita delle aziende di Stato?

Gualtieri oggi vuol chiaramente evitare di drammatizzare la situazione dei conti pubblici. A voler essere maliziosi, infatti questo potrebbe essere l’argomento decisivo argomento per portare ad un cambio dell’attuale esecutivo, magari ampliando la maggioranza, sloggiando Giuseppe Conte e chiamando alla guida dell’esecutivo un personaggio più autorevole come l’ex presidente della Bce, Mario Draghi.

Di certo, il gioco non potrà durare a lungo. Nei prossimi mesi se i fondi saranno insufficienti persino a pagare stipendi e pensioni, solo allora si lancerà l’allarme e si chiederà aiuto. Ma potrebbe essere tardi e persino gli unici contanti messi a nostra disposizione della Ue, quelli del prestito di 37 miliardi del Mes, a quel punto potrebbero non bastare.

Aggiornato il 30 aprile 2020 alle ore 13:56