Una crisi senza fine, un lungo tunnel senza luce, ha trasformato l’Italia in un Paese triste e con scarsa capacità di confidare nel futuro. L’uomo di strada, malconcio e sdrucito come i protagonisti di “Furore” (il romanzo sulla depressione americana di John Steinbeck che folgorò Bompiani) si chiede chi coordini ed a chi rispondano i vari “compro oro”. Botteghe capillarmente sparse sul territorio, fanno incetta del prezioso metallo che le famiglie hanno accumulato, tesaurizzato, in anni forse in secoli. Prima della crisi del 2008 c’era una polverizzazione tesaurizzativa: ogni donnina o vecchietta aveva in casa, nel più recondito luogo, qualche collanina o anello. L’ultima crisi ha privato d’oro la gente, il popolo. I “compro oro” sono l’anello più piccolo d’un sistema che mira a concentrare in pochissime mani il prezioso metallo, perché molteplici sono i suoi usi. Poiché, forse empiricamente, i potenti finiscono tutti convinti che esserne circondati influenzi le facoltà fisiche e mentali, incrementando le difese, la percezione della vita. Oggi che la “povertà irreversibile” ha segnato circa due milioni d’italiani (non sortiranno più dalla povertà per motivi bancari, fiscali, giudiziari, e tributari a vario titolo) e che si parla di “povertà sostenibile” a livello mondiale (reddito mondiale di cittadinanza), pare certo che qualcuno abbia volutamente bloccato i fenomeni tesaurizzativi, forse per rendere la maggior parte degli uomini egualitariamente poveri.
Che bella l’età aurea, quel tempo mitico di prosperità e abbondanza. Il sogno e la narrazione dell’aurea aetas (specifichiamo per i 5 Stelle che è latino) non veniva un tempo negato a plebe, liberti e cavalieri, e c’era la speranza d’un eterno ritorno a quell’età che per certi indigeni lontani corrisponderebbe al cinghiale bianco cantato da Franco Battiato.
Durante l’età dell’oro gli esseri umani vivevano senza bisogno di leggi, non c’era odio tra gli individui e le guerre non flagellavano il mondo. Più l’età dell’oro s’allontana e maggiormente aumentano le catene e le prigioni, e con esse il novero delle leggi. Ma perché il sistema economico stia privando l’uomo di strada della capacità tesaurizzativa è presto detto. L’uso del metallo prezioso trova impiego nei circuiti stampati (dai computer ai telefonini: più c’è oro e maggiore è la qualità del prodotto), nei connettori elettrici placcati in oro come nelle tute spaziali e negli elmetti totalmente ricoperti d’oro per proteggere gli astronauti dalle radiazioni solari. Le multinazionali della comunicazione ne fanno incetta per apparecchiature cibernetiche, le aziende aerospaziali per i motori dei jet e per applicazioni industriali coperte sempre da segreto. La lamina d’oro contenuta nei visori delle tute spaziali consente la protezione dalla luce solare, assicurando la schermatura necessaria non solo alla luce visibile e ultravioletta ma anche all’infrarosso. E non dimentichiamo che i potenti della terra, quando s’ammalano di tumore, si sottopongono all’unica chemioterapia che non avveleni, quella a base d’oro, per i poveracci la sanità passa i trattamenti a base di metalli pesanti (piombo, nichel, leghe di ferro…) cioè l’avvelenamento. L’oro colloidale viene utilizzato in un particolare tipo di elettroforesi, metodica diagnostica medica. E non dimentichiamo le otturazioni dei denti e i ponti in odontoiatria. In sospensione colloidale, trova impiego nella pittura delle ceramiche ed è oggetto di studio per applicazioni biologiche e mediche.
L’aurotiomaleato di sodio è un farmaco per la cura dell’artrite reumatoide. L’Au (Emivita) è l’isotopo radiativo di oro che i ricchi usano nelle cure tumorali. Senza dimenticare l’oro usato per rivestire campioni biologici da osservare sotto microscopio elettronico e a sanzione. O l’uso fotografico: l’acido cloroaurico si usa in fotografia per virare l’immagine prodotta dai sali d’argento. A scopo ornamentale l’oro può essere tirato in fili e inserito in tessuti e ornamenti. In cucina viene adoperato per contenitori che non alterino le proprietà organolettiche dei cibi e delle bevande. E dopo gli anelli d’oro e diamanti, sappiamo che lo champagne dei potenti è millesimato e contiene foglioline d’oro. Ben comprendete come i potenti della terra debbano scongiurare la tesaurizzazione diffusa ed anonima. Il prezzo dell’oro è fissato dai mercati, tuttavia dal 1919 la Borsa di Londra stabilisce due volte al giorno un prezzo di riferimento (il cosiddetto fixing dell’oro) alle 10,30 e alle 15 (ora di Londra). Fino a ottobre 2014 il prezzo veniva fissato dai cinque mercanti più rilevanti del mondo per lo scambio di oro fisico (in inglese “The Club of Five”): Banck of Nova Scotia Mocatta, Barclays Bank, Deutsche Bank, Hsbc Bank Usa e Société Générale. Da novembre 2014, il processo di fissazione del prezzo (fixing) è stato affidato a Ice Benchmark Administration (Iba), struttura che gode la stima dei poteri bancari mondiali. Secondo Esiodo l’involuzione della condizione umana venne imposta da Zeus, che pose fine all’età classica e mitologica dell’oro. Evitiamo al lettore la storia di Pandora, come dell’uomo punito per aver ricevuto dal Titano Prometeo il fuoco (rubato da quest’ultimo agli dei). Pandora ha un ruolo simile a quello di Eva nei testi biblici: entrambe negano all’uomo la vita felice nell’Eden.
L’odierno Olimpo è popolato dai potenti della Terra, circa una ventina di famiglie, anche tra loro imparentate, che premono sulla tesaurizzazione dei beni e sul controllo delle ricchezze prodotte e possedute dall’intera umanità. Ed anche oggi la gente di strada spera nell’uomo della provvidenza, nel fanciullo teorizzato da Virgilio o nel puer che, secondo Karl Buchner, rimane l’eterno simbolo di speranza nella generazione aurea di cui si attende l’arrivo.
Nel frattempo le indagini dell’Fbi su Jeffrey Epstein ci rivelano che, anche il defunto banchiere pedofilo, si sarebbe fatto costruire una “maschera di Agamennone”: per appoggiarla sul proprio viso e godere dei benefici aurei, così come tramandato di potente in potente sin dalla notte dei tempi (ovvero la notte che seguiva alla mitica età dell’oro). A Mosè, che guida gli Ebrei fuori dall’Egitto, anche Iavè ordinava: “Voi non andrete via a mani vuote. Ogni donna chiederà alla sua vicina… degli oggetti d’oro e delle vesti. Voi ne ricoprirete le vostre figlie e i vostri figli”.
Davide portava a Gerusalemme le rotelle d’oro che aveva conquistato al re di Coba e consacrava a Iavè l’oro di tutte le nazioni soggiogate. Salomone rivestiva d’oro all’interno ed esterno il Tempio. Nel Cantico dei Cantici l’oro è un motivo musicale.
“Amico mio, noi ti doneremo collane d’oro… il mio amato si distingue fra mille: il suo capo è d’oro puro… le sue gambe sono colonne di marmo su basi d’oro”. Walter Crane illustra il mito di Re Mida, spiegandoci che fin dall’antichità era noto l’effetto dopante del metallo su chi sapeva e voleva detenere il potere. L’oro, come ci spiegava Mircea Eliade, consente all’homo faber d’elevarsi ad homo religiosus. E questo salto è oggi possibile alchemicamente davvero a pochi, a quel nugolo di potenti che si sono finanziariamente elevati a gestori del potere mondiale, Jeffrey Epstein era solo un cameriere dell’attuale “gruppo di controllo”. Ne deriva che far sortire i popoli da questo giogo è arduo se non impossibile al momento.
Aggiornato il 24 febbraio 2020 alle ore 14:27