Svimez, la fuga dei giovani dal Sud continua

I giovani continuano a lasciare il Sud. Il Mezzogiorno continua a perdere giovani fino a 14 anni (–1.046mila) e popolazione attiva in età da lavoro da 15 a 64 anni (–5.095mila) per il calo delle nascite e la continua perdita migratoria. Il saldo migratorio verso l’estero ha raggiunto i – 50mila nel Centro–Nord e i –22mila nel Sud. È lo scenario che emerge dal Rapporto Svimez 2019 presentato a Roma.

Il futuro del nostro Paese si preannuncia persino peggiore del quadro attuale. Secondo le previsioni dell’Istituto di ricerca, entro i prossimi cinquant’anni il Sud perderà cinque milioni di persone, soprattutto giovani istruiti. La desertificazione di questa parte del Paese si tradurrà in un arretramento del 40 per cento del Pil. A questo proposito, il reddito di cittadinanza non è stato sufficiente dal punto di vista economico perché, osserva la Svimez, “non è la ricetta giusta”. Servirebbero al contrario tanti posti di lavoro per colmare il gap con il Centro-Nord: almeno tre milioni, calcolano gli analisti dell’Istituto.

Un’analisi che, osserva il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano, “è la radiografia di una frattura profonda, trascurata in decenni di investimenti pubblici per il Mezzogiorno”, ma che non deve “indurre allo scoraggiamento”, deve anzi “spingere a un impegno ancora maggiore che deve investire l’intero governo, a un’urgenza condivisa”. Mentre il premier Giuseppe Conte invita a valutare l’impatto del reddito di cittadinanza nel lungo periodo, anche se ammette: “Va implementato nella fase attuativa: è quindi importante lavorare sui capitoli più complessi di questa riforma anche dal punto di vista strutturale e burocratico, cioè formazione e occupazione. Dobbiamo lavorare molto su questo versante, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo lo sta facendo”.

Il Mezzogiorno detiene il triste record della povertà assoluta: nel 2017 le famiglie in questa condizione erano 845mila, l’anno dopo, grazie all’impatto del reddito di cittadinanza, erano scese a 822mila. L’incidenza è scesa dal 10,3 al 10 per cento, rimanendo però comunque doppia rispetto al 5,6 per cento del Centro Nord. Ecco perché la Svimez dà un giudizio moderatamente positivo sul reddito di cittadinanza: è utile, si legge nel rapporto, “ma la povertà non si combatte solo con un contributo monetario, occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza”. Ma l’aspetto più grave è forse l’impatto del Rdc sul mercato del lavoro: la misura, “invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”.

Aggiornato il 04 novembre 2019 alle ore 16:38