Banca dei Regolamenti Internazionali, un’anomalia nel diritto internazionale

Può un’organizzazione internazionale essere strutturata come una società per azioni e un fine pubblico soggiacere alla logica del dividendo? Si, c’è un esempio. L’organizzazione internazionale più importante al mondo e che più di ogni altra va ad incidere quotidianamente sulla vita di tutti, di fatto è una società per azioni e per la sua natura ibrida costituisce un rompicapo per ogni studioso di diritto internazionale. La Banca dei Regolamenti Internazionali, infatti, a differenza delle Nazioni Unite, della Nato, della Fao e di altri similari organismi si distingue per natura giuridica e funzioni essendo una società anonima per azioni, forma tipica con la quale normalmente viene configurata una qualsiasi grande impresa privata in Svizzera.

Ha sede a Basilea e vi fanno parte 60 Banche Centrali - tra cui BCE, Federal Reserve, Banca d’Italia, ecc. - oltre a istituti finanziari designati dai rispettivi Paesi. Nata nel 1930 per garantire l’esecuzione del Piano Young concernente il debito di guerra della Germania nei confronti delle potenze vincitrici la Prima guerra mondiale, come ogni organismo internazionale  discende dalla sottoscrizione di uno Statuto - alternativo ad un trattato - che nel tempo si è adeguato al fine di inseguire progetti molto ambiziosi nel campo della cooperazione monetaria e della vigilanza bancaria.  

Denominata anche la “Banca Centrale delle Banche Centrali” ha ora lo  scopo di promuovere la cooperazione tra le Banche centrali e pianificare il sistema finanziario mondiale. Decide le strategie finanziarie e le regole che servono per far funzionare il meccanismo per immettere denaro nel sistema economico di un Paese e determinare così il reale andamento dell’economia. Decide a tal fine la svalutazione delle valute, il prezzo dell’oro, i regolamenti delle banche (vedasi la c.d. Basilea 3) e l’innalzamento o l’abbassamento dei tassi d’interesse.

Decisioni che vanno ad incidere sulle politiche monetarie dei singoli Paesi promanano però da un consiglio di amministrazione e non da un Consiglio di sicurezza, come nel caso dell’ONU.

Il suo assetto organizzativo ibrido vede la coesistenza di caratteri pubblicistici propri del diritto delle organizzazioni internazionali insieme a caratteristiche bancarie proprie dell’assetto societario e, pertanto, sebbene gli organi di governance siano essenzialmente composti da organi statali, questi ultimi si siedono in qualità di azionisti e i loro diritti di partecipazione sono condizionati dalle quote dei capitali sociali possedute. Analoghe considerazioni vanno fatte per le attività che contemplano anche quella di prestito e dunque si avvalgono di strumenti propri dell’attività tipicamente bancaria.

Al pari di ogni altro organismo internazionale, la Banca dei Regolamenti Internazionali gode di immunità giurisdizionale personale e reale per tutti i suoi componenti e anche – secondo una clausola dell’accordo di sede con il governo svizzero – per tutte le persone chiamate in veste ufficiale presso la Banca. Non solo immunità dall’arresto o dal sequestro dei bagagli personali  ma anche inviolabilità di tutte le carte e i documenti.

Il board si riunisce ogni due mesi, l’ultima riunione lo scorso mese di giugno ha contemplato il tema di “come tracciare una rotta verso cieli economici sereni” rilevando come dopo un decennio di politiche monetarie straordinariamente accomodanti che hanno contribuito alla ripresa economica mondiale dall’anno scorso si registra un rallentamento del ritmo dell’espansione e sebbene le prospettive a breve termine siano ancora positive, all’orizzonte vi sono molte vulnerabilità. Molte banche non sono riuscite ancora a risanare i loro bilanci e ciò potrebbe costituire una  minaccia per la sostenibilità dell’espansione economica mondiale soprattutto in un contesto in cui il debito complessivo – privato e pubblico – è molto elevato rispetto agli standard storici ed è aumentato ulteriormente negli ultimi anni. Le principali banche centrali dovranno, pertanto, imboccare la strada verso la normalizzazione mettendo in atto un inasprimento molto graduale in considerazione della solidità della crescita mondiale.

Un’ulteriore anomalia nel diritto internazionale, che prevede che gli emendamenti ad un trattato vadano ratificati con gli stessi strumenti con cui è stato recepito il trattato nell’ordinamento interno di un Paese, è dato dalla clausola che attribuisce al comitato direttivo della Banca ampia possibilità di modificare lo Statuto della Banca stessa.

Lo Statuto, a partire da Bretton Woods (accordo con il quale  è stato istituito il regime dei cambi fissi e il Fondo Monetario Internazionale) ha subito sostanziali modifiche, tanto da snaturarne l’impianto iniziale. In Italia è stato recepito con il Regio Decreto del 5 maggio 1930, n° 815 e i successivi emendamenti, l’ultimo del 2016,  non hanno avuto la necessità di ratifica parlamentare.

Tutti i governanti – non solo in Italia - che si affannano a intricate manovre finanziarie sarà bene che siano consapevoli che le politiche monetarie non sono più  circoscritte all’ambito di una sola Banca Centrale e rammentino quel motto di un famoso banchiere del secolo scorso: “Datemi il controllo sulla moneta di una Nazione e non mi preoccuperò di chi ne faccia le leggi”.  

Aggiornato il 29 agosto 2019 alle ore 14:50