Padoan, rischio incertezza politica, stop Iva in autunno

Gli aumenti dell’Iva possono essere evitati, così come lo sono stati finora. Non serve alcun fantomatico decreto estivo, basta la legge di bilancio di fine anno.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in Parlamento per illustrare i contenuti, per quanto minimali, del Def tecnico presentato dieci giorni fa dal governo uscente, boccia la proposta di una ‘manovrina’ ad hoc per disinnescare le clausole di salvaguardia arrivata dal leader 5 Stelle, Luigi Di Maio, e ribadita anche nelle ultime ore con forza da tutto il Movimento. Di fronte al ginepraio post-elettorale avverte anzi che proprio l’incertezza politica che fino a poche settimane fa non sembrava rappresentare un peso troppo grosso per l’economia, potrebbe rappresentare un freno per gli investimenti pubblici e quindi per la crescita che anche da questi dipende.

Nel suo probabilmente ultimo intervento in qualità di ministro, Padoan ha innanzitutto rivendicato il lavoro fatto. Dopo quattro anni di legislatura, l’Italia ha ormai le carte in regola. La crescita non è ancora ai livelli dei principali Paesi europei, è effettivamente “il fanalino di coda”, ha riconosciuto, ma è avviata sulla strada giusta. La disoccupazione è scesa e i conti pubblici sono in ordine. Tuttavia i rischi ci sono e, soprattutto in questa fase di transizione, non vanno sottovalutati. Il primo sta proprio nell’incertezza politica, che non a caso ha spinto oggi lo spread sopra i 130 punti base. Il secondo è nel protezionismo americano che potrebbe scatenare effetti a catena pericolosi a livello globale e quindi anche per l’Europa.

“L’imposizione di dazi doganali su molteplici prodotti da parte degli Stati Uniti - ha spiegato Padoan - potrebbe portare a ritorsioni, oltre che dalla Cina, anche da parte di altri paesi e causare un forte rallentamento del commercio internazionale. L’impatto sulle filiere produttive potrebbe essere assai negativo, con ripercussioni su occupazione e inflazione anche nei paesi europei”.

Gli stessi rischi evidenziati anche dalla Corte dei conti che invita non sottovalutare le variabili che potrebbero da un momento all’altro far invertire la rotta all’economia: i dazi sicuramente, ma anche la fine del Quantitative easing e l’invecchiamento della popolazione, oltre che la “precarietà” del sistema fiscale italiano. Di fronte a tutto questo e al quadro “ancora complesso” che ne emerge non è possibile cedere o rallentare, avvertono i magistrati contabili, ma solo fare scelte “coerenti”. A partire dalla spending review a cui tutti fanno appello, ma che deve essere attentamente dosata. Di fronte a servizi pubblici per cui la spesa, dalla sanità ai trasporti, non sembra destinata ad aumentare, il rischio è infatti che i tagli ricadano sui cittadini e sui costi a loro carico.

Aggiornato il 08 maggio 2018 alle ore 19:28