Un dibattito politico quantomai irreale

Probabilmente complice anche il gran caldo di queste settimane, il dibattito politico sembra toccare alte vette di desolante inconsistenza. Dibattito che rispecchia pienamente un’offerta politica generale eufemisticamente penosa.

In sostanza, si continuano a proporre a un popolo sempre più affetto da analfabetismo funzionale argomenti e proposte che sembrano lontani mille miglia dalle vere questioni che affliggono questo disgraziato Paese, a cominciare da una condizione economica e finanziaria la quale, con l’inevitabile fine degli stimoli realizzati dalla Banca centrale europea di Mario Draghi, il cosiddetto Quantitative easing, già nel 2018 rischia di riportarci sull’orlo di un collasso sistemico.

Ma invece di discutere intorno alle possibili ricette per far uscire l’Italia da una condizione di grande precarietà, ci si balocca intorno a dispute francamente marginali, come il contestato Ius soli, o a proposte del tutto irrealizzabili, come il reddito grillino di cittadinanza o il ritorno alla moneta nazionale sostenuto dalla destra sovranista. Il tutto reso ancor più grottesco dalla linea di Governo dei bonus introdotta da Matteo Renzi. Un’impostazione che ho sempre considerato catastrofica, soprattutto sul piano della comprensione generale dei veri nodi da affrontare, perché funziona a mo’ di micidiale anestetico di massa.

In realtà basterebbe analizzare due micidiali numeretti per comprendere quanto lontano sia il dibattito politico dalle vere emergenze del Paese: i dati su una crescita economica asfittica che ci pone nel ruolo di fanalino di coda d’Europa e il sempre più preoccupante rapporto debito pubblico-Pil, fattore quest’ultimo che definisce in modo plastico dove realmente stia andando il sistema italiano. In estrema sintesi, con l’inevitabile rialzo dei tassi d’interesse previsto entro il 2018, si rischia di innescare il cosiddetto effetto snowball sul nostro colossale debito sovrano. Un effetto palla di neve il quale, senza il sostegno di un sottostante economico adeguato, è destinato a trasformare in una rovinosa valanga l’inarrestabile costo del medesimo debito sovrano.

Di fatto l’Italia convive da tempo con una sorta di bomba ad orologeria che la politica accomodante adottata dalla Bce non ha disinnescato, regalandoci però del tempo prezioso per realizzare le necessarie riforme strutturali. Tempo prezioso che, tuttavia, si è sprecato e si continua a sprecare nell’ambito di una perenne campagna elettorale in cui nessuno, vuoi per totale incapacità intellettuale e vuoi per mancanza di coraggio politico, è minimamente in grado di spiegare alla cittadinanza ciò che andrebbe realmente fatto per salvare il salvabile da una sempre più plausibile bancarotta.

Aggiornato il 22 luglio 2017 alle ore 17:14