Chiuso il salvataggio di Mps, manca solo l’ok

Ora che le banche venete hanno superato la fase d’emergenza, si profila la definitiva messa in sicurezza di Mps, sempre grazie all’intervento dello Stato. Se per Popolare Vicenza e Veneto Banca il contributo pubblico sarà attorno ai 5 miliardi di euro, a Siena sarà di circa 6 miliardi, con la ricapitalizzazione precauzionale.
Rocca Salimbeni inizierà a riprendere fiato a metà di questa settimana, quando il cda esaminerà il piano di ristrutturazione elaborato insieme a Tesoro, Bce e Ue. La riunione del board è attesa per giovedì o venerdì. Ormai sembra fatta, “manca solo il consenso formale della Dg Comp della Commissione Ue”, ha detto il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta.

“Dubbi non ce ne sono”, ha rassicurato anche il responsabile della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, anzi, l’operazione sulle venete ha permesso di liberare le risorse di Atlante 2 per la cartolarizzazione del Monte. Entro mercoledì, il fondo gestito da Quaestio deve presentare il suo schema di smaltimento dei 26 miliardi di sofferenze lorde di Mps. In un primo momento, Atlante 2 aveva deciso di destinare 450 milioni anche ai crediti deteriorati delle venete, un’operazione poi tramontata in seguito al nuovo percorso seguito da Popolare Vicenza e Veneto Banca, passate da un progetto di ricapitalizzazione precauzionale alla liquidazione con cessione a Intesa della parte ‘sana’ dei due istituti. Per Mps si profila una ricapitalizzazione complessiva da 8,3 miliardi.

Intanto, a Siena va avanti il fronte giudiziario delle vicende legate al crollo della banca. Il gip si è preso cinque giorni di tempo per decidere sulla richiesta di archiviazione dell’indagine sulla morte di David Rossi, l’ex capo comunicazione di banca Mps precipitato il 6 marzo 2013 da una finestra di Rocca Salimbeni. Il caso, inizialmente archiviato come suicidio, è stato riaperto nel 2015 su richiesta della famiglia Rossi.

Aggiornato il 27 giugno 2017 alle ore 15:53