Banca d’Italia, assemblea di fantasmi?

L’assemblea della Banca d’Italia era piena, per lo più, di fantasmi? “I veri padroni delle banche italiane – ho dichiarato sempre all’Ansa – sono fuori: sono i rappresentanti dei fondi internazionali speculativi”. In effetti, non si sentiva parlare inglese (appena il francese, un po’). Ma solo perché non c’erano: sono loro, in ogni caso, che sono in grado di condizionare oggi le nostre banche. Tant’è che c’è davvero da chiedersi se l’Italia abbia ancora un proprio sistema bancario e se non sia stato distrutto dalla politica. E’ invero un fatto innegabile che, oggi, solo le banche Popolari e di territorio sono ancora dei nostri risparmiatori. Ed è una circostanza (non toccata dal Governatore, ovviamente) che dovrebbe fare riflettere tutti e che dovrebbe fare in particolare riflettere i rappresentanti delle categorie imprenditoriali: un sistema bancario in mano ai forestieri (e magari a pochi forestieri, con tanti saluti alla concorrenza nell’erogazione del credito) dovrebbe preoccuparli, al di là dei corporativismi spiccioli. Naturalmente, se chiedono di poter lavorare, se chiedono che l’economia reale abbia aria per respirare (se no, se cercano solo sussidi, continuino pure a comportarsi – salvo varie eccezioni – come oggi si comportano: ma non hanno diritto di lamentarsi).

Il Governatore, dunque, ha fatto un discorso di grande onestà morale ed intellettuale. Ed anche coraggioso, se così si può dire di un intervento di certo caratterizzato dal “coraggio della verità”. A un certo punto (sul finire) della lettura delle Considerazioni finali, Visco – innovando, che risulti, una prassi che durava dai tempi di Einaudi, che le istituì – ha detto di voler fare alcune “considerazioni informali” e non ha parlato a braccio (come alcune agenzie hanno erroneamente riferito: un intervento in cui le parole vanno soppesate ad una ad una, non si può fare a braccio, al politichese) ma ha letto un testo che non era stampato nella pubblicazione distribuita ai presenti (sia a quelli a bollino rosso – nel salone detto dei Partecipanti – che a quelli a bollino giallo, nelle sale intorno). Ha rivendicato alla Banca d’Italia (e a tutto il suo personale, indistintamente) l’impegno nell’assolvimento dei propri obblighi istituzionali, non senza sottolineare – in riferimento a note polemiche tempo fa aleggiate – che crisi di mala gestio ci sono sempre state (accennando espressamente, nominatim, ad alcune del periodo repubblicano) e che esse non possono essere di per sé ascritte né ai Governi né alla Vigilanza. Piuttosto, occorrerebbe che a quest’ultima – ha detto sempre Visco – fossero dati strumenti per minimizzare gli effetti delle crisi di singole banche. Al proposito, ha sottolineato che la tutela dei risparmiatori non può arrivare ex post, dopo mesi o anni, aggiungendo che oggi l’istituto ha il potere (se gli azionisti ritardano a provvedere) di rimuovere manager non ineccepibili, evidenziando altresì la differenza di questo potere da quello, finora attribuito, di semplicemente, e solamente, sciogliere i Consigli di amministrazione. Il Governatore ha anche detto bel chiaro che tra due esigenze, quella della stabilità e quella dell’efficienza, le normative privilegiano oggi la seconda.

Visco – con un discorso, come già detto, molto chiaro e coraggioso, che speriamo di poter sentire anche l’anno prossimo – non ha mancato, sulla stessa lunghezza d’onda, di mandare espliciti messaggi al potere politico. Chiarendo, quindi, che nell’attuale fase di ripresa, “pur moderata”, è possibile intraprendere un processo di consolidamento duraturo “attraverso politiche di bilancio prudenti, mirate non solo a ridurre il disavanzo, ma anche a rivedere la composizione delle spese e delle entrate”. In sostanza, occorre oggi sviluppare l’economia e far sì che il suo sviluppo (e il credito), non siano condizionati dal rapporto debito/prodotto.

(*) Presidente Assopopolari

Aggiornato il 06 giugno 2017 alle ore 13:09