Neolingua ed Equitalia

Ha ragione Matteo Renzi che ad abolire Equitalia (nel senso tutto relativo che hanno le “abolizioni” consimili) ha tutto da guadagnare.

In primo luogo perché il tasso di “popolarità” dell’istituzione era a livelli di prefisso teleselettivo ed a “terminare” qualcosa di così radicalmente impopolare c’è, in termini di popolarità, tanto da lucrare. 4Secondariamente, Equitalia (nel nome e come concreta strutturazione) è stata in sostanza un prodotto del centrosinistra. E quindi contrariamente ai vari Prodi e così via Renzi non ha, per la creaturina suddetta, l’affetto filiale che ne ha (o ne aveva) la vecchia guardia. Anzi, conferma la coerenza del Premier che alla rottamazione dei produttori fa seguire quella dei prodotti. E il centrosinistra (attuale) ne ha tutto da profittare: contando sulla memoria corta degli italiani che questi non ricordino più l’istituzione della “pubblicaneria” nazionale e i suoi risultati più noti (cartelle pazze, ecc.), ma solo la gloria di chi l’ha soppressa.

Ma c’è un aspetto di Equitalia che più attrae: il fatto che fin dalla nascita era, ed è, uno dei più perfetti prodotti della neolingua (ancor più che del politicamente corretto): di quella più che di questo, perché connotato del linguaggio immaginato da Orwell era di stravolgere intenzionalmente il significato delle parole fino ad invertirlo: la guerra diventa pace, l’ingiustizia la giustizia e così via. E che questa sia la prassi retorica o meglio propagandistica prediletta dal centrosinistra è, nel caso nostro, provato: infatti anche se la nascita del carrozzone era dovuta al Governo Berlusconi nel 2005, il nome dato alla neonata fu allora quello più sobrio e neutro di Riscossione S.p.A.: quando nel 2006 arrivò al governo Romano Prodi, fu subito ribattezzata, in coerenza con le asserite intenzioni del centrosinistra, “Equitalia”. Termine che connotava non quello che faceva e fa, ossia riscuotere imposte, ma quello che era la finalità conclamata dell’appropriazione di denaro: distribuirlo in maniera più giusta. Allo stesso modo si potrebbe cambiare nome a tanti altri settori dell’amministrazione (e spesso è stato fatto, e con più ragione di Equitalia); Puviani scriveva che in tali casi l’illusione finanziaria consisteva in un’evocazione basata sul considerare come “esistenti cose o persone non esistenti (spiriti, defunti)”.

Mentre nel caso, di esistente e dolorosamente esistente (per il contribuente s’intende, non per il governante) è dover pagare le imposte, pena il dover subire sequestri, pignoramenti, ipoteche; l’immaginario, che i mezzi così raccolti vadano a soddisfare bisogni pubblici e meritevoli, invece che, in misura non indifferente, a sostentare strutture inefficienti e clientele governative.

Ma con Equitalia la nobilitazione della riscossione ha raggiunto un livello araldico: come per le famiglie aristocratiche e per taluni corpi dello Stato – per lo più armati – risulta da Wikipedia che la società aveva pure un motto, modernamente battezzato slogan: “Per un Paese più giusto”. Coerentemente modellato sulle intenzioni esternate e non sull’attività svolta. Oltre che connotato da una evidente ovvietà e versatilità: ve l’immaginate un Ente o altra struttura pubblica che abbia come motto “per un Paese più ingiusto”? O un’amministrazione che non abbia come fine di promuovere se non la giustizia, almeno quel “buon andamento” e “imparzialità”, prescritti da un precetto costituzionale dell’articolo 97, condivisibile quanto disatteso?

Che Renzi abolisca questa farsa, in cui – come strumento di illusione popolare forse credono solo alcuni reduci del “secolo breve” – è un bene. Resta la sostanza, e così il problema reale: come ridurre le imposte alla raccolta delle quali, con efficienza limitata e modi spesso beceri, Equitalia provvedeva. E su questo che lo zelo del rottamatore, prevedibilmente, non sarà all’altezza delle aspettative suscitate. Perché significherebbe fare la cura dimagrante alla platea di tax-consommers che, minoritaria nel Paese, è maggioritaria (o almeno assai consistente) tra i sostenitori del Partito Democratico. E quindi dura da ridimensionare.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:19