Renzi e gli anatemi di burla dell’Europa

Alle prese con il pasticciaccio brutto del referendum costituzionale, nonostante gli anatemi fasulli espressi dai vertici europei, il nostro fantasioso Presidente del Consiglio sta ricevendo un certo sostegno proprio dall’Europa. Quest’ultima, sempre più terrorizzata dall’emergere di forze politiche non propriamente responsabili, con Matteo Renzi sembra comportarsi allo stesso modo degli elettori democristiani di montanelliana memoria: si tura il naso e, piuttosto che vedere, ad esempio, un grillino alla guida del Paese di Pulcinella, preferisce appoggiare indirettamente gli inguardabili magheggi finanziari con cui Renzi, coadiuvato da Pier Carlo Padoan, sta cercando di acquistare il massimo dei consensi in vista della prova elettorale della sua vita.

Ed è sotto questa ottica che, a mio modesto parere, andrebbe inquadrata la suggestiva diatriba alla melassa, che ha trovato ampio risalto tra i media nazionali, tra lo stesso ministro dell’Economia e il commissario Ue per gli Affari economici, il francese di origini rumene Pierre Moscovici. Uno scontro tra titani del nulla a colpi di “rispetteremo le regole comunitarie” oppure “le cifre che circolano non sono quelle che ci aspettiamo”.

Malgrado ciò, nella sostanza anche i sassi hanno ben compreso che a tutti gli attori in gioco, Germania e Paesi nordici compresi, fa comodo girarsi dall’altra parte nei confronti della a dir poco creativa politica di bilancio elaborata dai genialoni che ci governano. Una classica politica italiota fatta di aumenti a pioggia della spesa corrente, del debito e della fiscalità occulta e di quella futura ma che, probabilmente così valuteranno i vertici europei, appare un tantino più rassicurante rispetto ai catastrofici avventurismi che stanno caratterizzando i sempre più agguerriti oppositori a Cinque Stelle.

Certo, si dirà, un’Europa che per evitare una sempre più incombente implosione si è ridotta a puntare le sue residue fiches politiche su un parolaio che governa a panem et circenses è una Europa giunta proprio alla frutta. Ma tant’è. Senza il bailamme socio-economico che sta scuotendo fin alle fondamenta il Vecchio Continente, le insostenibili baggianate renziane sulla flessibilità che farebbe volare persino gli asini verrebbero rispedite al mittente. Invece, gli incauti artefici di una coesistenza impossibile tra formiche e cicale sono costretti, come si suol dire, a fare buon viso a cattivo gioco ed accogliere il fenomenale venditore di pentole fiorentino alla stregua di uno statista conclamato. Questi sono i tempi e questi sono gli uomini.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:30