Mediaset-Vivendi, duello in Tribunale

L’8 novembre il giudice civile di Milano Vincenzo Perozziello riceverà i rappresentanti di Mediaset e della francese Vivendi per un primo esame della controversia che contrappone i due gruppi.

Non si tratta di un semplice mancato rispetto di accordi già sottoscritti in aprile. Siamo tuttavia ancora alla prima fase. Un’udienza cautelare per ottenere da parte del gruppo di Cologno Monzese il sequestro del 3,5 per cento delle azioni Vivendi che i francesi avrebbero dovuto trasferire in cambio dell’acquisizione di una pari quota e del 100 per cento di Mediaset Premium, la pay tv che trasmette su abbonamento principalmente gli avvenimenti sportivi di calcio.

L’acquisto esclusivo dei diritti televisivi per il triennio 2015-18 delle partite di Champions League fu particolarmente oneroso (240 milioni l’anno), mettendo a repentaglio l’equilibrio economico della società. Ad aprile Pier Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré sembravano filare d’amore e d’accordo. Un mega scambio avrebbe favorito entrambi i gruppi, tenuto presente che Vivendi è anche il primo azionista con il 24,7 per cento di Telecom Italia, inserzionista di Mediaset e piattaforma dove veicolare i contenuti di Premium. L’accordo vincolante era semplice: il gruppo italiano entrava con il 3,5 per cento delle azioni (valore 820 milioni) nel colosso francese in cambio della cessione della stessa quota e del 100 per cento della sua pay tv.

Ci sono molti retroscena a ricostruire il dietrofront di Vivendi, che il 26 luglio annunciò, unilateralmente, di non voler più dare seguito al contratto. Sul perché della decisione di Bolloré di non onorare il patto si sono fatte molte illazioni da parte degli osservatori degli scenari politico-economici europei. Uno dei motivi sembrerebbe l’emergenza di una perdita di 56 milioni prima non conosciuta, con la prospettiva di chiudere il 2016 con un rosso di 200 milioni. Vivendi avrebbe osservato che dall’analisi interna del business plan della pay tv di Cologno Monzese sarebbe emersa una visione “troppo ottimista” e di fatto irrealizzabile per quanto riguarda il pareggio di bilancio nel 2018. Solo scusanti? Per venire a capo della questione i vertici di Cologno Monzese hanno intentato una causa civile chiedendo un risarcimento danni per un miliardo e mezzo. L’udienza è fissata per il 21 marzo del 2017.

Ma i capitoli di questo braccio di ferro non sono stati scritti tutti. Il Biscione si trova in difficoltà perché deve ancora occuparsi di una società che pensava di avere già venduto e che vanta 2 milioni di abbonati. È scattato anche l’intervento della Consob (l’Autorità di controllo della Borsa) sulle oscillazioni dei movimenti del titolo Mediaset da quando è emersa la volontà di Vivendi di ricontrattare l’acquisto della pay tv. È anche scontro tra i colossi legali: lo studio Chiomenti per Mediaset e quello Carnelutti per Vivendi. C’è o no un cambio di strategia da parte dei francesi? “No – ha dichiarato l’amministratore delegato, Arnoud de Puyfontaine – Si tratta di elementi tecnici su cui non c’è accordo e che sono da rivedere”.

A Mediaset invece le ultime mosse di Bolloré sembrano indirizzate a scalzare Fininvest dal controllo dell’assemblea straordinaria dove si dovrebbero decidere le grandi partite. Il presidente di Mediaset Premium mette sul tavolo i dati e le clausole del contratto: 2 milioni di abbonati e ricavi medi superiori alle previsioni. Quando Silvio Berlusconi era ricoverato all’ospedale “San Raffaele” di Milano e quindi prima della partenza per New York sono state fatte presenti alcune situazioni come la pirateria in Italia, la politica aggressiva di Sky di Rupert Murdoch (con 4.746.000 abbonati), i costi del calcio in aumento in tutta Europa e il fatto che nel 2019/20 sarebbe stato difficile realizzare risultati in crescita. E qui scatta la diversa filosofia. Il legame cioè tra media, produttori di contenuti e società di telecomunicazioni che per i francesi è destinato a diventare sempre più stretto. Loro partono come primi azionisti di Telecom, l’azienda di telecomunicazioni che offre in Italia e all’estero servizi di telefonia fissa, telefonia cellulare, telefonia pubblica, Internet e televisione. La scalata a Telecom è costata ai francesi un miliardo e mezzo. Per ora, in superficie, non ci sarebbe un ruolo azionario per Telecom nei ragionamenti in corso per trovare una ricomposizione tra Vivendi e Mediaset per la vicenda Premium. Per un tentativo di mediazione è scesa in campo anche Mediobanca. Fanno gola, comunque, un abbonamento unico con la banda larga di Telecom, i contenuti di Mediaset Premium, la musica della Universal Music Group, i film della Warner Bros e di Universal, e i giochi di Gameloft.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:20