“Fantozzi” compie 50 anni e torna al cinema in versione restaurata

Fantozzi, film di culto interpretato da Paolo Villaggio e diretto da Luciano Salce, ritorna oggi nelle sale. Il ragioniere più amato dagli italiano è un antieroe, entrato subito nell’immaginario collettivo, che si fa portavoce dei vinti, degli sfruttati e degli umiliati. A cinquant’anni esatti dalla sua prima uscita datata 27 marzo 1975, il primo capitolo della saga cinematografica viene riproposto in versione restaurata, grazie alla Cineteca di Bologna, in collaborazione con Rti e Mediaset Infinity. Il restauro è stato realizzato dal laboratorio L’Immagine ritrovata, con la supervisione del regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì, che ha curato la color correction. “Fantozzi – ha raccontato Villaggio – non era commedia. Era un film un pochettino atipico, con una cattiveria, una ferocia nei riguardi dei disgraziati, che si è realizzata in pieno”. Il film, tratto dai romanzi che l’attore pubblica per Rizzoli nel 1971 (Fantozzi) e nel 1974 (Il secondo tragico libro di Fantozzi), crea una delle maschere comiche italiane più popolari. Il volto di Ugo Fantozzi è “un subitore perfetto che ha liberato tutti dalla spiacevole sensazione di sentirsi unici nel proprio essere sfigati”, ha sottolineato Villaggio.

Il film racconta del ragionier Ugo Fantozzi, umile e sfortunato impiegato della Megaditta, perennemente vessato, servile nei confronti dei suoi superiori e ignorato dai propri colleghi. È sposato con la sciupata Pina (Liù Bosisio) e padre della grottesca Mariangela (Plinio Fernando). Ogni mattina deve far fronte a difficoltà e imprevisti per riuscire a timbrare il cartellino d’entrata. Fantozzi corteggia da anni una collega, la signorina Silvani (Anna Mazzamauro). Suo unico alleato è il ragionier Filini (Gigi Reder), organizzatore di manifestazioni ricreative. “Un vero e proprio eroe nazionale – spiegano dalla Cineteca bolognese – questo è stato fin dall’inizio Fantozzi, e continuerà a esserlo, perché quella straordinaria scintilla d’intelligenza da cui è nato non si è lasciata imbrigliare dalle circostanze dell’Italia degli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta che viene ritratta: quelle, appunto, sono solo circostanze”. Ma è l’invariabile e intramontabile natura dell’essere umano in società a essere incarnata nei secoli da Fantozzi, “dalla schiera di colleghi e capiufficio, archetipi ciascuno di qualche oscena disposizione (im)morale”, viene sottolineato. Le disgraziate vicende che mette in scena sono, a distanza di cinquant’anni, da antologia: l’autobus al volo, la partita scapoli contro ammogliati, il veglione di Capodanno, la partita a biliardo col Catellani, dicendo, fino alla conversione comunista di un Fantozzi imbacuccato in un eskimo, sciarpa rossa e capello lungo che si presenta al cospetto di un Megadirettore galattico (Paolo Paoloni) sulla via della santità. Ma in questo clima di celebrazioni fantozziane, si staglia una voce dissonante. È quella di Anna Mazzamauro, che nella saga ha dato il volto, per l’appunto, alla mitica signorina Silvani, oscuro oggetto del desiderio del ragioniere. “A Paolo Villaggio – dice l’attrice all’Adnkronos – devo la mia riconoscibilità. Gli sarò per sempre riconoscente, anche se non eravamo amici. La gente per strada mi riconosce soprattutto grazie a Fantozzi e questo per un attore o un’attrice è molto importante. Ancora mi chiedono di dire merdaccia schifosa o di fare il labbruccio”. Stasera, in occasione del cinquantenario del film, al Cinema Barberini di Roma si tiene la proiezione speciale, con tanti ospiti. Tra i tanti figurano Elisabetta Villaggio (figlia di Paolo), Emanuele Salce (figlio di Luciano), Plinio Fernando e Fabio Frizzi (autore della colonna sonora). Grande assente sarà proprio Anna Mazzamauro, che non potrà partecipare all’evento perché ufficialmente “impegnata con la tournée teatrale”.

Ma, a quanto apprende l’agenzia di stampa, dietro la sua assenza ci potrebbe essere qualche dissapore con la famiglia di Villaggio, che avrebbe chiesto all’attrice di cambiare il titolo del suo spettacolo da Com’è ancora umano lei, caro Fantozzi ad Annarcord (per parafrasare il film di Federico Fellini, Amarcord). “Io e Paolo – ricorda polemicamente Mazzamauro – non eravamo amici. Ci incontravamo solo sul set. Un giorno gli ho chiesto: Come mai, dopo tanti anni, non siamo riusciti a diventare amici? Villaggio, non so se fosse serio o ironico mi rispose: Perché io frequento solo gente ricca e famosa. Avrei voluto mandarlo a quel Paese, ma non l’ho fatto”. I due non hanno mai avuto un rapporto fuori dal set, ma sullo schermo hanno creato qualcosa che ha segnato una pietra miliare della storia del cinema italiano. Lui il goffo ragionier Fantozzi che pende dalle labbra della rossa dalla bellezza atipica, lei, la signorina Silvani, che gli ha fatto perdere la testa. Un amore non corrisposto, ma che la Silvani utilizza unicamente per ottenere favori. “Questo personaggio per me è stato croce e delizia”, dice Mazzamauro. “Delizia per la riconoscibilità, croce perché per anni sono stata riconosciuta solo come la signorina Silvani e questo mi ha impedito di interpretare, per esempio, Medea in teatro. Altrimenti, avrei dovuto dire a Giasone: Lei è una merdaccia schifosa”, ricorda ironica l’attrice. La signorina Silvani, una donna senza scrupoli, sola e infelice.

Ma diventata un simbolo per molte donne: “È un personaggio attualissimo, lei era sexy, autentica e non seguiva i canoni di bellezza imposti dalla società. Al contrario di oggi che in molte si rivolgono al chirurgo perché hanno poco da dire dentro e allora pensano al fuori, spesso tutto omologato”. L’attrice si dice “intelligente e atipica” come la Silvani. Caratteristiche alle quali deve i traguardi più importanti della sua carriera, come aver accettato questo ruolo. “Salce con il quale avevo già lavorato in teatro, cercava un’attrice bravina ma bruttarella. E si è ricordato di me”, ride. Per il primo incontro con Salce e Villaggio “mi sono fatta una pettinatura tipo cocomero, poi ho messo un vestito rosso e stretto, con calze a rete e tacchi a spillo. Quando ho aperto la porta della stanza, Salce mi ha detto Anna perdonami, ti ricordavo più brutta. A questo punto è intervenuto Paolo che, dopo avermi guardata bene, mi ha detto la signorina Silvani è per Fantozzi la donna dei sogni, lui non può che sognare una donna così”, ricorda Mazzamauro. Secondo l’attrice, “Fantozzi è un film senza tempo come la genialità di Paolo Villaggio. Ancora dopo 50 anni stiamo ancora qui a parlarne”, dice Mazzamauro. L’attrice di quel periodo rimpiange soprattutto “la giovinezza e poi i film di Fantozzi per la teatralità che hanno. Ma non rimpiango quel cinema. Non mi piace il set. Io sono una notturna e non amo svegliarmi la mattina presto e, soprattutto, sono un animale da palcoscenico, amo visceralmente il teatro”. In autunno l’attrice torna in scena con un nuovo spettacolo: Brava, Bravissima. Anche meno.

Aggiornato il 27 marzo 2025 alle ore 17:21