Thom Yorke non si piega alla protesta pro-Pal

Un triste siparietto si è consumato durante un concerto del frontman dei Radiohead. A Melbourne, mentre Thom Yorke era impegnato in un’esibizione solista, un sostenitore della protesta pro-Pal ha rimproverato il cantante di non condannare le troppe vittime in Medio Oriente. “Quanti bambini morti ci vogliono perché tu possa condannare il genocidio a Gaza?”, ha urlato l’uomo. Il pubblico australiano, poi, ha coperto di fischi il dissidente, mentre il cantante e musicista dei The Smile ha accusato di rovinare lo show agli altri fan e lo ha invitato a salire sul palco. “Non stare lì come un codardo, vieni qui e dimmelo in faccia”, ha controbattuto Thom Yorke. Il cantante dei Radiohead, giustamente infastidito, è uscito di scena per qualche minuto, salvo poi rientrare per suonare la sua hit del 1997, Karma Police.

Le tensioni fra Yorke, i Radiohead e i pro-Pal non sono iniziate ieri. Nel 2017 infatti, la famosissima band britannica aveva denunciato una campagna che invitava il gruppo a cancellare un concerto in Israele, per “boicottare” il Governo dello Stato ebraico. Thom, al tempo, aveva liquidato le richieste dei sostenitori di questa campagna come paternalistiche, definendole “uno straordinario spreco di energia”. Successivamente, su un post su X – al tempo ancora Twitter – lo stesso cantante ha spiegato la posizione del gruppo, specificando che “suonare in un Paese non significa avallarne il governo. Abbiamo suonato in Israele per oltre 20 anni con i governi che si sono succeduti, alcuni più liberali di altri. Proprio come in America. Non sosteniamo Benjamin Netanyahu così come non sosteniamo Donald Trump, ma continuiamo a suonare negli Stati Uniti”, aveva ragionato. Come dargli torto.

Thom Yorke, probabilmente senza cognizione di causa, ha impartito una lezione a tutti coloro – soprattutto nei ranghi dello spettacolo e dell’intrattenimento – che pensano di elevarsi a paladini della giustizia svociandosi in slogan generici e condividendo delle storie sui social, figlie delle catene di Sant’Antonio. Tutto ciò, è molto lontano dall’impegno politico. E decisamente più vicino alla fuffa.

Aggiornato il 31 ottobre 2024 alle ore 14:06