“Il problema dei tre corpi”, una serie deludente

In fin dei conti, non vale la pena vederla questa serie tivù. Ma colpisce il contesto in cui nasce. Lin Qi, un miliardario cinese che ha acquisito i diritti del romanzo Il problema dei 3 corpi di Liu Cixin, poi venduti a Netflix, è stato ucciso nel 2020 a 39 anni da Xu Yao, un dirigente della sua società di videogiochi. Quest’ultimo ha covato per mesi un odio viscerale verso il capo, al punto da avvelenarlo alterando gli integratori che Lin Qi era solito bere. Risultato: dopo le indagini, Xu Yao è stato condannato a morte in Cina. All’origine di tutto, un demansionamento. Ecco il “dietro le quinte” de Il problema dei 3 corpi, serie televisiva statunitense, girata tra la Cina, New York e a Londra. Il progetto creato da David Benioff, D. B. Weiss e Alexander Woo mette in scena ammazzamenti violenti, in cui le uccisioni avvengono per “scoppio” o “evaporazione” dall’interno dell’organismo.

La trama, che è contorta e sembra più un incubo, prevede infatti un caotico potpourri di tematiche pseudo-extraterrestri, criminali, con accenni confusi di fisica diretti per lo più a inquietare e confondere lo spettatore. Si vorrebbe dare a intendere che i protagonisti ne capiscano, in realtà tutto è teso a dare un senso di instabilità e terrore. Una sorta di terrorismo psicologico da infliggere allo spettatore inerme. Dopo tutto qui in Occidente è da un pezzo che facciamo questo tipo di serie. Ormai lo spettatore è annoiato ed esausto. La conclusione è inutile e deludente, come tutta la storia. In breve, ecco degli extraterrestri con alcune capacità “superiori” agli umani che non hanno più pianeta in cui stare perché i tre corpi – sono pianeti – si intersecano in maniera tale per cui sono sempre destinati a morire. Allora gli extraterrestri cercano un altro posto e lo trovano, o peggio lo troverebbero, nella Terra. Entrano così nelle menti degli umani e cominciano a uccidere a man bassa, dall’interno, facendo “scoppiare” gli umani. Cioè entrano nei corpi e li fanno più o meno “svampare”.

I protagonisti sono un gruppetto di ex studenti di fisica tipici “netflixiani”. Vale a dire che non ce n’è uno uguale all’altro: sono cinesi, di colore, bianchi in genere ritratti come malati o, come una attrice che dovrebbe fare la parte della giovane fisica bianca, rifatti. Poi c’è la protagonista cinese anziana, figlia del fisico più grande della Cina che per i cinesi significa dell’intero universo: intelligente e capace anche lei, una volta rapita dagli extraterrestri prima buoni poi cattivissimi, ci propina crudezze e ruvidità tra uccisioni e altro che lasciano un po’ il tempo che trovano. Il problema dei 3 corpi è una serie che non porta da nessuna parte. Se c’è un “messaggio” che ci trasmette è che qui sulla Terra siamo numerosi, e che la nostra “forza” è nella collettività e nostra umanità, pur difettosa.

Aggiornato il 17 aprile 2024 alle ore 16:37