“Margini”, tra punk e realtà

Sogni che partono. Sogni che restano. E una commedia frizzante, a tratti amara. Come può essere la vita in provincia. Quella provincia che appare con tutte le sue sfaccettature nel film Margini (2022) di Niccolò Falsetti, da una idea dello stesso regista e Francesco Turbanti, sceneggiato da i due autori insieme a Tommaso Renzoni, prodotto da dispàrte, Manetti bros. Film, con Rai Cinema e distribuito da Fandango (in streaming da dicembre su Paramount+); vincitore come miglior opera prima Fabrique du Cinema Awards e del Premio del Pubblico alla 37esima edizione della Settimana internazionale della critica di Venezia.

Per raccontare la storia bisogna rimettere indietro le lancette dell’orologio. E tornare al 2008. Siamo a Grosseto, in Toscana, capoluogo di provincia immerso nella Maremma. Dove la vita, a lunghi tratti, può essere piatta. E dove la novità, non sempre, fa il paio con l’accettazione. Tre amici – Edoardo, Iacopo e Michele – sono i componenti di una band che suona street punk. L’hardcore picchia duro nei testi e nel ritmo delle loro canzoni, come la rabbia che – a tinte diverse – sprizza fuori dai rispettivi personaggi. Di soldi in tasca nemmeno a parlarne, ma c’è la musica a tenerli in vita. A un certo punto, la possibile svolta: devono aprire a Bologna il concerto dei Defense, un gruppo americano. Poi l’inversione a “U”: la data dell’esibizione è cancellata. In mezzo a posaceneri ricolmi di sigarette e lattine di birra a buon mercato, ecco l’idea che è un po’ la classica inattesa piega degli eventi: portare i Defense a Grosseto.

E qui l’amplificatore della pellicola alza il tono. Perché c’è da trovare lo spazio per il live. E la ricerca si snoda tra centri anziani, auto che reggono l’anima con i denti e parabrezza bisunti, scontri generazionali, la quotidianità che è sempre la stessa, una moglie e una figlia con cui condividere le proprie passioni, la voglia di emergere che contrasta con quel cordone ombelicale attaccato alla cittadina che appare impossibile da tagliare. Edoardo, Iacopo e Michele riusciranno ad averla vinta? Il film è ben riuscito. Le interpretazioni di Silvia D’Amico (moglie di Michele), Nicola Rignanese e Valentina Carnelutti (padrino e madre di Edoardo), completano il quadro che si colora, lontano dai riflettori e dal successo. Dove volere non sempre è potere. Margini è anche un ritorno all’adolescenza. Alle strimpellate con gli amici nei garage, alle sagre di paese, alle bottiglie d’alcol in offerta del supermercato, ai bomboloni consumati guardando l’alba, alla ricerca di qualcosa. Quel qualcosa che scava dentro. E che, anche a distanza di tempo, può non avere la risposta che affannosamente cerchiamo.

Aggiornato il 15 gennaio 2024 alle ore 18:28