In occasione della presentazione del libro “Il mare di Vania”, oggi pomeriggio alle ore 18 presso il The Bulding Hotel di Roma, abbiamo intervistato l’autore Giancarlo Falleti.

Il mare di Vania è il suo romanzo d’esordio. Come è nato?

Direi quasi per gioco. Ho scritto la scena di apertura nel 2018 per scherzare con un amico e poi l’ho lasciata nel cassetto per qualche anno. La scorsa primavera, l’ho ripresa in mano e, per puro divertimento personale, mi è venuta voglia di dare un seguito al personaggio che avevo inventato. Così, un capitolo dietro l’altro, la storia si è snodata in maniera quasi naturale e imprevista, persino per me. Solo quando ho terminato di scrivere e mi sono divertito a rileggere tutto, ho pensato che, forse, avrei potuto provare a pubblicare il romanzo.

Ci dica qualcosa di più sull’ambientazione.

La vicenda si svolge a metà degli anni Ottanta, nella semiperiferia romana di quell’epoca compresa tra Villa Gordiani, Centocelle e il Quarticciolo. È una zona dove ho vissuto per venti anni, dal 1974 a quando mi sono sposato. All’epoca, era frequentata da una piccola borghesia impiegatizia che vi si andava sempre più trasferendo, come hanno fatto i miei genitori, grazie alla rapida espansione edilizia. Tuttavia, a noi ragazzini che giocavamo in strada arrivavano leggende di malavitosi potentissimi e cattivi che comandavano il quartiere e di cui non si poteva neanche pronunciare il nome o, meglio, il soprannome. Io personalmente non ne ho mai visto né incontrato nessuno, ma qualcosa mi è rimasto dei brividi che suscitavano certi racconti, e mi è venuto naturale scriverne.

Perché gli anni Ottanta?

Per la ragione che ho spiegato sopra e anche perché, dal punto di vista narrativo, non c’era la tecnologia alla quale siamo ormai assuefatti, come cellulari, internet, videosorveglianza, archivi elettronici. I personaggi, in questo modo, hanno maggiore libertà di azione.

Chi è Bicio, il protagonista?

Bicio è un simpatico mascalzoncello di periferia, un piccolo, ma abile, falsario. Non beve, non fuma, non si droga, frequenta persino la parrocchia di Don Michele, che lo ha accolto quando era un povero orfanello, affidandolo alla famiglia di quello che lui chiama nonno Ernesto, dal quale ha appreso l’arte della falsificazione. E tanti insegnamenti di vita. Ah, Bicio un vizio ce l’ha: le donne. Le ama tutte, anche solo per un giorno, e per loro perde letteralmente la testa. Per questo, in effetti, finisce nei guai.

È un personaggio reale?

No, è totalmente inventato, come lo è la vicenda e lo sono tutti i personaggi coinvolti. Naturalmente, ognuno di loro è composto da frammenti di persone che conosco o ho conosciuto, o anche solamente incontrato. Per esempio, l’antagonista, il cattivissimo Jack, è un tipo che ho visto una volta sulla Metro B proveniente da Rebibbia, e faceva davvero paura anche solo a guardarlo. Scrivendo di Jack, pensavo a lui, che magari è una bravissima persona, chi lo sa. Comunque, tutti i personaggi, anche quelli secondari, hanno una loro storia che, per quanto possibile, ho cercato di far emergere nel racconto.

Perché, secondo lei, un lettore dovrebbe scegliere il suo libro?

Come dicevo all’inizio, mi sono divertito a scriverlo e, poi, a rileggerlo. Da lettore appassionato quale sono, credo di essere riuscito a scrivere una storia avvincente, cruenta, ma non seriosa, in grado di intrattenere chi legge, trasportandolo in un’epoca e in luoghi vicini, ma per molti aspetti diversi dal mondo in cui viviamo. E, perché no, strappando anche qualche risata.

C’è qualcos’altro che vuole dire per salutare i lettori?

Sì, ed è una cosa cui tengo molto: ho desiderato fortemente che la prima presentazione di questo libro fosse l’occasione per un’opera di bene. Così, il 15 dicembre presso il The Bulding Hotel di Roma metterò in vendita le copie da me acquistate e il ricavato sarà da me interamente devoluto all’Ail Roma (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma), affinché sia destinato a chi ha bisogno di assistenza in una fase molto delicata della vita come la malattia oncoematologica. È un gesto di solidarietà che spero veramente di condividere con il maggior numero di persone possibile.

Aggiornato il 15 dicembre 2023 alle ore 17:37