Amalia Ercoli-Finzi: la volontà, l’ingegno, il sorriso

Amalia Ercoli-Finzi nasce a Gallarate il 20 aprile del 1937. È stata la prima donna nel nostro Paese a conseguire la laurea in Ingegneria aeronautica con 110 e lode al Politecnico di Milano. Tale facoltà universitaria di nuova creazione. Studentessa assieme ad altre quattro ragazze tra 650 studenti.

Si laurea all’inizio del 1961, quasi in coincidenza con il primo volo umano nello spazio di Juri Gagarin. Nello stesso istituto viene successivamente nominata a pochi mesi dalla laurea docente di meccanica orbitale assumendo rapidamente la direzione.

Diventa consulente scientifica di diverse agenzie, come l’Esa e la Nasa. Per conto dell’Agenzia Spaziale Europea, nel 986 partecipa alla Missione Giotto, che riesce ad avvicinarsi alla Cometa di Halley dalla velocità di 245mila km/h. Nel 2004 è tra i responsabili della missione Rosetta, che per dodici anni ha studiato la cometa 67P/Churyumov Gerasimenko. È la delegata italiana di Horizon 2020. Ha progettato numerosi strumenti e ha messo a punto anche un teorema che riguarda i fluidi non newtoniani che porta il suo nome.

Il suo nome è stato assegnato anche ad uno dei due modelli di trasportatore spaziale (rover) che sarà utilizzato per spostamenti sui pianeti, su progetto dell’Agenzia Spaziale Europea. Il primo, dedicato alla chimica inglese Rosalind Franklin, che scoprì il Dna, è quello che partirà alla volta del pianeta rosso. Il secondo, quello che porta il nome di Amalia Ercoli Finzi, rimarrà sulla Terra per condurre tutte le simulazioni. 

Nel frattempo, collabora e promuove diverse missioni spaziali nazionali e internazionali. Fra queste abbiamo: Tss (Tethered Satellite System), un programma condotto congiuntamente da Asi e Nasa; Spider dell’Agenzia Spaziale Italiana dedicato allo sviluppo di un free flyer roboticoil microsatellite PalaMede, progettato e assemblato dal Politecnico di Milano per telerilevamento; l’esperimento Dedri, utilizzato per la raccolta e per l’invio verso la Terra di campioni del suolo di Marte.

Dopo il pensionamento, collabora con il Politecnico del capoluogo lombardo. Compie ricerche per la realizzazione di un orto botanico sul satellite naturale della Terra. Svolge studi di fattibilità dell’arrivo dell’uomo sul pianeta Marte.

Durante lo svolgimento di queste numerose attività Amalia Ercoli-Finzi sposa Filiberto Finzi, figlio di Bruno Finzi rettore del Politecnico di Milano. Dal matrimonio tra Amalia e Filiberto nascono cinque figli che sono un notevole impegno. In varie occasioni lei ha raccontato, con leggera ironia, la fatica di coordinare la vita privata con quella professionale. Racconta che ad 85 anni ricorda duecento numeri di telefono a memoria affermando che il cervello deve essere tenuto in continuo allenamento.

Con piglio sorridente e con ragionamento pratico risolve il conflitto millenario tra fede e scienza affermando che la fede possa essere perfettamente coniugata con la scienza. Per questo è cattolica e praticante. Ha un talento naturale per la comunicazione. Questa dama dall’aspetto minuto e con un immancabile sorriso viene invitata ed intervistata continuamente. È apprezzata e benvoluta per i suoi modi gentili che nascondono una determinazione d’acciaio, una incrollabile fiducia nella ricerca senza idolatria per la scienza.

Il lavoro è un cammino ininterrotto per prova ed errore dove è fondamentale la capacità di imparare dagli insuccessi riprendendo le fila del discorso da angolazioni nuove per cominciare altri precorsi gnoseologici.

Continuamente esorta i giovani a seguire e realizzare i propri sogni con tenacia, durissimo lavoro e intelligenza. Il suo nome è stato assegnato all’asteroide n. 24890 situato tra Giove e Marte.

Aggiornato il 10 novembre 2023 alle ore 09:16