Visioni. “Christian”, una serie tivù che promette, ma delude

Christian è una serie tivù che alimenta speranze e che, purtroppo, le disattende. Tutte. Il racconto audiovisivo, che si sviluppa in sei episodi, è visibile on demand su Sky e in streaming su Now. Una serie prodotta da Sky e Lucky Red, con la partecipazione di Newen Connect, creata da Valerio Cilio, Roberto “Saku” Cinardi e Enrico Audenino, liberamente ispirata a Stigmate, graphic novel firmata da Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti. La regia è di Stefano Lodovichi e di Roberto “Saku” Cinardi.

La serie racconta la storia di Christian, un ragazzone dall’aria apparentemente bonaria, che mette paura e rompe le braccia di non paga il pizzo. Lavora al soldo di Lino, boss della Città-Palazzo, nella periferia romana. Ma, dopo l’ennesima minaccia rivolta al malcapitato di turno, Christian accusa un insostenibile dolore alle mani. I sui palmi cominciano a sanguinare. Si sono formate delle vere e proprie stigmate. Il giovane è sconvolto, ma si accorge presto di essere dotato di poteri straordinari. Con una semplice carezza riporta in vita la vicina Rachele, una giovane eroinomane. È un miracolo? I prodigi si moltiplicano e attirano l’attenzione di Matteo, postulatore del Vaticano.

Le vicende sono ambientate al Corviale, un alveare di cemento, teatro di un microcosmo sociale nel quale convivono luci e ombre della vita di borgata attraversate da umorismo e suggestioni spirituali. L’approccio iniziale della narrazione attiene al puro realismo. Un tratto che tiene insieme le malefatte delle bande criminali in stile Gomorra con il mondo fantastico che ricorda Lo chiamavano Jeeg Robot. Il rapporto tra Christian (un tenero ed esplosivo Edoardo Pesce) e Rachele (una strepitosa Silvia D’Amico) è il cuore del racconto. Lo fa vivere, lo fa palpitare. Le debolezze dei due diventano una straordinaria forza narrativa.

L’ostacolo alla loro felicità è rappresentato vividamente dall’oscuro e compiaciuto Lino (un elegante Giordano De Plano). La madre di Christian (una sperduta e tenace Lina Sastri) e l’amico Davide (un impeccabile Antonio Bannò) incarnano le forze di sostegno del protagonista. D’altro canto, Matteo (un tormentato e efficace Claudio Santamaria) svolge un’indagine per conto della Chiesa. Il suo obiettivo è smascherare i falsi profeti. Con ogni mezzo. Sullo sfondo, si stagliano tre personaggi minori: Anna, la moglie di Lino (un’eterea Milena Mancini), il cinico veterinario Tomei (uno stucchevole Francesco Colella) e Padre Klaus (il mefistofelico Ivan Franek).

Emerge un racconto diseguale. Avvincente per lunghi tratti. Dove il gusto spiazzante della speranza si scontra, purtroppo, con un colpevole e irrisolto nichilismo. Gli intricati piani narrativi della serie tivù non consentono di approfondire e delineare al meglio i personaggi. Le loro azioni appaiono spesso incoerenti e immotivate. È un vero peccato. Perché la storia (fino al pernicioso finale), la direzione degli attori e la regia alimentano illusioni che, alla fine, risultano totalmente deluse. Per queste ragioni, Christian rappresenta un passo falso. Un appuntamento mancato

Aggiornato il 01 aprile 2022 alle ore 18:38