In un mondo che ha allungato la vecchiaia ma non la giovinezza. In un mondo dove la morte viene nascosta e gestita furtivamente e sbrigativamente. In un mondo dove si tende ad aumentare gli anni di vita e contestualmente a incentivare e istituzionalizzare il suicidio assistito. In un mondo dove l’uscita dai cicli produttivi degrada gli umani a spazzatura da eliminare. In un mondo dove la morte significa estinzione e fine di tutto, questo libro ci regala risposte incoraggianti. Riesce a toccare temi difficili con serenità e competenza. La linearità della prosa, salvaguardata anche e soprattutto da una felice traduzione del testo, rende leggibile un argomento generalmente vissuto con difficoltà, in modo sbrigativo ed elusivo che lascia al mondo religioso il compito di curare ed elaborare il lutto, l’uscita di scena da dietro le quinte. Questo piccolo libro offre una cifra laica del passaggio e lo fa con equilibrio, senza punte polemiche.
L’Autrice riesce a ricucire il rapporto circolare fra vita e morte dove l’uno è il significato dell’altro. Questo legame spezzato dal dirigismo utilitarista e livellante del profitto quale unico metro del mondo, viene messo in discussione con il metodico e fruttuoso ricorso alla letteratura, al pensiero filosofico. In modo convincente riesce a ridare significato al ruolo del medico per renderlo capace di guardare negli occhi il morente mentre lascia gli ormeggi.
Nascondimento del morire, tabù ed eutanasia sono i tre volti dell’efficientismo utilitarista macchinista liberista che non vuole ostacoli per il suo funzionamento ossessivo. Iona Heath ha il grande merito di restituire dignità al morire facendolo diventare un momento in cui va restituito rispetto. Riemerge il concetto della morte come un passaggio e non come un vicolo cieco. In alcune letterature e filosofie è considerato un “ritorno a casa”. Riesce a elaborare una visione laica del passaggio vita-morte finora curato dalle religioni. È un libro coraggioso da leggere senza pregiudizi né timori. Tutti noi siamo cercatori di risposte. Per gli operatori sanitari non sempre in grado di affrontare tale eventualità, il testo è un utile guida per agire senza ricorrere ai cosiddetti “protocolli” e alla ossessiva medicalizzazione delle esistenze. Il filo conduttore del testo lascia lontano il mito del transumanesimo per il quale è possibile trasferire a una mega-macchina delocalizzata il contenuto cerebrale assicurando una vita eterna non condizionata dai corpi soggetti a decadimento funzionale. Iona Heath lega il passaggio finale ai suoi significati simbolici che hanno dato direzione di senso a un’esistenza che andrebbe spesa per migliorarsi e per consegnare i frutti di questo cammino ai viventi che restano, legati dalla lunga e invisibile catena del “ricevere e tramandare”. Una catena che, in definitiva, è l’intima mano che disegna il foglio-mondo. Una vita ben spesa non ha rimpianti né pentimenti e ci rende di guardare la Medusa senza impietrire.
Modi di morire di Iona Heath, Boringhieri, 2002, 116 pagine, 10 euro
Aggiornato il 30 settembre 2021 alle ore 12:00