Testimonianze: la civiltà

Ho passato la vita ad insegnare e ho insegnato a quasi tutti i livelli di età, ai ragazzi del Liceo, ai giovani dell’Università, agli anziani della Terza Età. L’insegnamento è anche una trasmissione di affetti: una persona che si presenta quotidianamente ai giovani, ma anche agli anziani, diventa una figura paterna o fraterna e la trasmissione della conoscenza è innestata, radicata, meglio ancora, nella affettività e nell’entusiasmo. Un professore che ama quel che insegna fa, ama ciò che insegna, e nelle sue parole c’è una cosa fondamentale: l’insegnamento della civiltà, un’espressione che immediatamente non è comprensibile a tutti.

Per prima cosa un insegnante (un tempo si chiamava “educatore”) dovrebbe immettere negli studenti l’amore per la civiltà, che è ben diversa dalla società. La civiltà consiste nel modo di concepire l’esistenza, le relazioni, le valutazioni, la qualità. Non dobbiamo limitarci ad essere persone sociali, dobbiamo essere persone civili, cioè appartenenti ad una civiltà. C’è un abisso tra società e civiltà: non tutte le società diventano civiltà. È vero che l’Antropologia culturale generalizza il termine di cultura e sostiene che tutte le società hanno una loro cultura, ma bisogna vedere quale civiltà una società esprime. I cannibali, i sacrifici umani, la schiavitù e altre cose del genere sono indubbiamente comportamenti sociali e culturali, ma non sono civiltà. Si obietta che non possiamo determinare un solo criterio valutativo, poiché esistono varie culture e quindi varie civiltà. Ebbene, questa è la catastrofe concettuale del nostro tempo. È vero che esistono varie culture, ma è insensato che si debba rispettarle tutte, meno che mai accettarle o porle sullo stesso piano.

Dobbiamo difendere, scegliere la civiltà che rispettiamo, che apprezziamo, che fa per noi. E rifiutare, combattere le culture che pretendono di essere civiltà quando invece non superano il grado di culture, ossia di essere modi di vivere associati, società. In nome di che cosa questa scelta differenziante? Su quale fondamento? In nome della inevitabilità della scelta! Ma tutto ciò che esiste è differenziato: c’è chi è alto e chi è basso, chi è biondo e chi è scuro. Io preferisco, per dire, il biondo allo scuro. Posso? Certo che posso, altrimenti passerei la vita nell’indifferenziato, in cui l’uno vale l’altro. Il che è impossibile. D’altra parte, anche l’indifferenziato è una scelta. Scelta per scelta, scelgo il differenziato, il che non significa sopprimere ciò che non accettiamo, significa non accettare tutto e tutti.

In concreto, se noi europei abbiamo libertà di scelta politica e libertà di scelta religiosa, io, occidentale, non accetto società e culture che negano la libertà politica o religiosa, in quanto non le ritengo adatte al mio ideale, o alla mia visione della vita, e lo faccio proprio in virtù e in nome della libertà di scelta, diversamente subisco una imposizione. La libertà di scelta comporta anche il rifiuto. Io non voglio vivere con le convinzioni altrui, se non le condivido, e farò di tutto per difendere e sostenere le mie. Tu giudichi la civiltà occidentale superiore alle altre? In nome di chi? Di che cosa? Per te è valida la tua opinione? D’accordo. Anche per gli altri, dunque, è valida la loro opinione. Certo, per me è valida la libertà politica e religiosa, ma non voglio imporla, e neppure che mi sia negata. E poi io tengo alla qualità e non voglio che l’arte sia condiscendente alla massa. Vorrei che rinascesse una aristocrazia dello spirito, che la società venisse superata e diventasse civiltà.

Disgraziatissimamente noi non valorizziamo la civiltà che fu e resta la nutrice della nostra civiltà, la culturaclassica”, la somma Grecia, Roma antica, il Cattolicesimo del passato: si sta creando, anzi, si è già creata, una spaccatura, un colpo di accetta tra il mondo classico e il mondo moderno. Tanto più quello attuale, come se una statua greca o una edificazione romana dell’antichità dovessero essere considerate “acqua passata”, o “passatismo”, cioè l’atteggiamento nostalgico di chi è idealmente e sentimentalmente attaccato alle idee del passato, un conservatore, un oscurantista, un tradizionalista, un misoneista, un codino, un retrogrado. Sarebbe la rovina. Così come sarebbe la rovina la poca o nulla cognizione e valorizzazione di tutta la nostra civiltà, a partire dalla Magna Grecia. E poi via via tutti coloro che sono venuti in Italia e in Europa. Più che un errore sarebbe un orrore: i giovani devono avere radici, non si difende quel che non si conosce, se un giovane non apprende alcunché della cultura classica, e per “classica” intendo anche la cultura medioevale, rinascimentale, barocca, romantica, finisce col cadere nell’errore di credere che tutte le società siano alla pari, o, peggio ancora, che non abbiano niente da difendere. Sarebbe un vero suicidio: il ricevere masse di persone a noi avverse, nel lungo periodo dissolverebbe la nostra civiltà.

Un esempio per tutti: i musulmani sono iconoclasti, non ammettono raffigurazioni sacre. Noi, fin dal tempo degli antichi greci, siamo iconografici, la nostra arte nella maggior parte è quella “sacra”. Ecco un caso di antagonismo devastante, una massa di islamici, che facessero prevalere la loro massa, disastrerebbero la nostra civiltà. È impossibile? No, è possibilissimo: con l’andamento demografico odierno tra decenni ne saremo sommersi, o condizionati.

Bisogna immettere in ogni tipo di scuola, anche nelle più estremamente tecniche, nozioni di cultura o civiltà classica, di arte, di storia, di filosofia: i ragazzi devono sapere che cos’è la civiltà in cui vivono. Certo, devono conoscere anche le altre, per vedere le differenze e poter scegliere. Noi siamo la civiltà del pluralismo religioso e politico e dell’immagine. Dobbiamo cercare di formare cittadini in favore della nostra civiltà e della sua qualità. Una democrazia aristocratica che seleziona, sì, che seleziona: distruggere le scale, per spianare la strada e livellare tutti, è un grave danno per la società. Una democrazia che tenda alla aristocrazia dello spirito, e i prodotti dello spirito devono essere verticali non orizzontali: i greci, i romani e l’antico Cattolicesimo diedero civiltà perché attrassero il popolo non perché si piegarono alla plebaglia. Il popolo va innalzato, questa è la democrazia aristocratica. Ma pensare che addirittura si tenta di trasformare la scuola in insegnamento a distanza telematica, c’è da scoraggiarsi. No, le cose devono cambiare, se c’è un gruppo consistente e considerevole di persone che sappiano difendere la nostra civiltà.

Aggiornato il 03 marzo 2021 alle ore 10:25