Pier Paolo Segneri: “La scuola è amore”

“Quando scovate un talento, dategli modo di esprimersi”. Comincia così l’introduzione a “La scuola è amore”, l’ultimo libro di Pier Paolo Segneri, regista, scrittore, docente per scelta e per passione, che in questo incipit riassume in maniera programmatica la sua personale mission di insegnante e il messaggio profondo di questo libro.

Diceva Montaigne, “insegnare non significa riempire un vaso, ma accendere un fuoco”, ed è questo che Segneri persegue nel suo quotidiano insegnamento a studenti che non sono visti come contenitori vuoti, bensì potenziali protagonisti di una didattica interattiva. Segneri ricorda che già gli antichi Greci “parlavano di formazione circolare, enkyklios paidéia, con riferimento al cerchio, alla ciclicità”. E per realizzare “l’unità e la circolarità della cultura e delle culture” c’è bisogno, per Segneri, del ritorno ad un Nuovo Umanesimo, che restituisca all’Uomo, sbilanciato da logiche consumistiche, falsi miti e uso spersonalizzante delle tecnologie, una posizione centrale che riporti l’attenzione sui valori autentici della vita.

Contestualmente al centro della scuola, del processo educativo e formativo deve essere messo lo studente, con la sua unicità di individuo, da valorizzare e non da appiattire, con strumenti didattici interattivi che non siano solo quelli tecnologici, ma in primo luogo un produttivo dialogo docente/discente. Il docente non deve arroccarsi sulla tradizionale lezione frontale, deve abdicare all’autorità per conquistarsi l’autorevolezza proprio con la stima che riesce a meritarsi da parte dei suoi studenti, tramite un processo empatico che presenti il percorso di insegnamento/apprendimento non come un obbligo ineludibile ma come la risposta al naturale bisogno di conoscenza.

E in questo “diario di bordo”, questo pamphlet come lo stesso Segneri lo definisce, trovano posto richiami ad illustri intellettuali, come lo psicologo L. De Marchi, Carl Rogers, i pedagogisti E. Morin, Ken Robinson, ma anche indicazioni metodologiche per la lezione interattiva, esempi concreti di come il professor Segneri riesce a stimolare la curiosità dei suoi studenti in maniera innovativa ed estremamente efficace, perseguendo l’obiettivo principale della formazione di una capacità critica e di una coscienza civile negli studenti che lo ascoltano.

Attenzione però: l’innovazione proposta da Segneri non scivola nella superficialità, o nell’improvvisazione, né tantomeno è sinonimo di disimpegno, poiché Segneri ci richiama esplicitamente all’assunto che “la regola è il presupposto dell’educazione”: “Cari studenti, è dalla regola (e dall’amore che essa può e deve sempre contenere) che, a mio parere, può emergere l’estro creativo di ciascuno, il vostro modo unico di essere e di esprimervi”.

Ecco quindi che la necessità di una “rivoluzione copernicana” della comunità scolastica nasca prima di tutto da un rinnovato amore per la storia, strumento per la comprensione e la valorizzazione delle nostre radici, base ineludibile per fondare il nostro progetto di futuro. Richiamando dunque le parole di Leonardo Sciascia “A futura memoria… Se la memoria ha un futuro”, Segneri delinea con chiarezza il profondo legame di necessaria interazione che esiste tra passato e futuro, assegnando al presente, e segnatamente al mondo della scuola, il dovere della formazione attraverso il rispetto delle regole e dell’unicità degli individui, all’insegna dell’amore e della passione, sorretti da una visione “aerea, spaziale, interdisciplinare, anzi trans-disciplinare” per “spiccare il volo verso la conoscenza”.

Un messaggio che incarna il passaggio del testimone da una generazione di “perduti, ma non di perdenti”, quella di Segneri, alla generazione dei suoi studenti che “sono chiamati ad affrontare un compito ancora più ampio: la salvezza del genere umano”.

E Segneri idealmente consegna agli studenti, ai giovani, uni strumento simbolico per combattere questa battaglia: “Io ho una rosa un mano. E la tengo dalla parte del gambo e la stringo, seppur ci siano delle spine. Perché non voglio colpirti, ma donarti il desiderio di conoscere, la passione per la lettura, la bellezza del dialogo, dell’apprendimento… Accetta la mia rosa. Non ho coltelli in mano e tu non sai… ma non mi rassegnerò mai”. Il Prof.

Aggiornato il 14 aprile 2020 alle ore 15:02