“Ammazzali”

L’Altro Teatro è una rubrica settimanale de “L’Opinione delle Libertà” curata da Giò Di Sarno. Si tratta di uno spazio in cui si vuole dare visibilità a spettacoli, opere teatrali in particolare, che pur avendo per protagonisti artisti di talento e soggetti interessanti, faticano ad avere voce sui media nazionali. I quali, come spesso succede, non dedicano molto spazio ad approfondire le proposte di teatri periferici. Ed è proprio in questi teatri, cosiddetti Off, dove spesso si esibiscono attori pieni di talento e si rappresentano gli spettacoli più interessanti. L’intento di questa rubrica è, perciò, quello di fornire un’informazione aggiornata allo spettatore, il quale spesso è ingolfato dalla pubblicità dei “soliti noti” e incanalato in un’unica direzione. In questo caso, senza fare discriminazioni al contrario e compatibilmente con lo spazio settimanale, si darà voce a tutti, senza distinzioni. Andando sul posto, sedendosi in platea e riportando esattamente reazioni e sensazioni del pubblico, facendo così da tramite per fomentare l’interrelazione fra spettatori e spettacolo.

L’estate può essere fonte di grandi energie, di luoghi spettacolari cui fare visita in un momento di relax. A Salerno, precisamente nel rione San Benedetto, c’è la chiesa di Sant’Apollonia risalente al 1700, sconsacrata un secolo dopo, e distrutta nel 1980 dal terremoto. Da qualche anno, dopo la ristrutturazione generale, questo luogo è diventato punto di riferimento per la divulgazione culturale e teatrale della città. Antonello De Rosa, regista e attore salernitano, considerato uno dei più grandi esperti del teatro di Annibale Ruccello (studioso della cultura e della lingua napoletana, autore de “Le cinque rose di Jennifer” scomparso nell’86 in un drammatico incidente stradale), ha utilizzato spesso questa location per le sue messe in scena.  Ed è quello che è avvenuto anche questa volta con la rassegna teatrale da lui curata e in particolare con la riscrittura del dramma esistenziale “Ammazzali” tratto da J. Trianà

In scena le attrici, Carmen Amoroso, Caterina Ianni e Anna Maria Lorena Stimolo, allieve dell’Accademia Scena Teatro diretta dallo stesso De Rosa. La storia è quella di tre sorelle rinchiuse in una cantina, o forse semplicemente in una stanza, che praticano ossessivamente un gioco allucinante: l’assassinio dei propri genitori. In una forma quasi psicodrammatica, assumono i ruoli degli assassini, delle vittime, dei vicini curiosi, della polizia che indaga, dei funzionari del processo a cui intervengono in qualità di testimoni gli stessi genitori uccisi.

Un testo dai toni grotteschi con richiami evidenti al teatro dell’assurdo. Psicodramma sociale centrato sull’assassinio rituale quale simbolo della liberazione definitiva e nello stesso tempo dell’incapacità della nuova generazione di sottrarsi alle modalità esistenziali vissute dai padri e dalle madri. L’incapacità di rapportarsi e di accettare i reciproci ruoli.

Quando l’assassinio rituale e immaginario sarà stato perpetrato sulla scena, quando i giovani ossessi avranno riconosciuto che tutti i personaggi, quelli “recitati” – i genitori  e quelli “recitanti” – i figli - sono tutti ugualmente vittime, il gioco riprenderà senza soluzione di continuità in un alternanza di accusa-difesa che  indica come unica azione esistenziale possibile il moto di conoscenza. La scenografia è  essenziale, le attrici recitano in mezzo al pubblico su cubi circolari, i loro respiri si mischiano con quelli del pubblico stesso. Pubblico che in 50 minuti vivrà il dramma psicologico entrando in simbiosi con le attrici.

Un gioco al massacro fatto anche di luci ed ombre curate nel dettaglio dal regista, nello scenario barocco della chiesa-teatro ospitante. La commedia ha riscosso  successo significativo sia dal punto di vista degli spettatori che dei media. Attirati anche per la curiosità di assistere ad uno spettacolo in un luogo che altro non è che un museo messo a disposizione di chi ha la sensibilità per coglierne la bellezza.

Lo spettacolo sarà presentato al Festival Nazionale di Teatro “Le Voci dell’Anima” di Rimini.

Info: [email protected] (392/2710524).

Aggiornato il 26 luglio 2019 alle ore 17:09