Per chi, ma soprattutto, su chi vola il Corvo Bianco, Rudolf (Rudy) Nureyev? Innanzitutto, sulla sua terra natale, quell’Urss del terrore stalinista e della guerra contro il nazismo. Il biofilm di Ralph Fiennes, che sarà nelle sale italiane dal 27 giugno, inizia nel 1938 con la nascita avventurosa di Rudy a bordo di un treno sovietico della Transiberiana (di qui la sua irresistibile vocazione cosmopolita!) affollato come un carro bestiame, mentre sua madre si recava a Vladivostok dove era di stanza il marito, un commissario politico dell’Armata Rossa di origine tatara e baschira. Da lì, vola il Corvo, con uno sguardo da rapace sul mondo e sul cielo plumbeo dell’Accademia di danza Vaganova del Teatro Kirov di Leningrado, dalla cui esperienza si ricordano molte ferite dell’anima e qualche infortunio. Vola poi molto giovane sulla Russia dei Segretari generali post stalinisti del Pcus, Nikita Chruščëv e di Leonid Brežnev, che perseguirono tenacemente l’imperialismo dei tanks e della sovranità limitata per l’Europa orientale, impedendo con la forza ai loro cittadini di cercare rifugio e asilo nell’odiato Occidente. Il biofilm attraversa tre momenti strategici della vita del genio capriccioso e irascibile della danza moderna quale fu Nureyev (scomparso nel 1993 a soli 53 anni!).
In primo luogo l’infanzia, rispetto alla quale però rimangono in sospeso e non esplorate nel racconto le ragioni per cui un militare dispotico e una madre troppo debole e sottomessa nei confronti del marito decidano di affidare il piccolo Rudy (sempre terrorizzato e in conflitto con quel padre autoritario) alle cure di un’anziana maestra di danza di Ufa in Baschiria. Sappiamo però che ci fu un movimento topico che gli regalò un paio di ali per imparare a volare. Per gente non proprio fortunata, il paradosso e il destino testardo venne in aiuto della madre e dei suoi sei figli, di cui cinque femmine oltre all’unico maschio, regalando loro una vincita alla lotteria che aveva come premio, guarda caso, di assistere a uno spettacolo del Teatro dell’Opera di Ufa. Così come il pendolo nell’ipnosi, l’incantesimo venne dalla perpendicolare di un gigantesco lampadario sospeso sopra la grande sala: fu quella luce accecante a rivelare il bisogno di dedicare la vita all’arte sublime della danza. E proprio la ricerca con lo sguardo di quelle luci giganti, intense e cariche di energia lancerà sempre più in alto i volteggi e le acrobazie del Corvo divenuto adulto.
Una parentesi a parte merita una finestra forse un po’ troppo eccentrica sulla supposta bisessualità di Rudy quando, ospite del suo mentore e maestro dell’Accademia di danza, condivide con la moglie di lui la loro stanza matrimoniale e perfino il letto nell’assenza del marito. Quasi un’eccezione che conferma la regola della manifesta omosessualità di Nureyev, vissuta con la stessa frenesia e sregolatezza con cui si intrecciano le passioni per la danza e le prime ballerine, autentiche compagne di vita per quanto riguarda gli affetti profondi. Come in tutte le esistenze dei geni irrequieti e anticonformisti, così il giovane Nureyev è accompagnato da immense fortune che ne fanno una stella mondiale malgrado le intemperanze, la violazione incessante di regole e codici comportamentali che in casi normali avrebbe comportato l’esilio in qualche sperduto teatro di provincia se non, addirittura, periodi di internamento nelle buie prigioni del socialismo sovietico.
Così, Rudy incontra all’improvviso il vero dramma della sua precoce e brillante carriera: scegliere da un lato la patria e la famiglia, o dall’altro la danza a livelli mondiali praticata all’interno del libero Occidente. La ricostruzione della scelta di chiedere asilo politico alla Francia è trattata abbastanza fedelmente, stando alle cronache dell’epoca, anche se manca del tutto la restante biografia in merito alle sue vicende europee e americane (e, soprattutto, non viene fatto nessun accenno ai suoi compagni famosi, a partire da Fred Mercury). Comunque, il film resta una bella testimonianza della rivoluzione formale introdotta da Nureyev nella storia della danza moderna e classica, con sontuose ricostruzioni delle scenografie e dei costumi voluti e curati in prima persona dallo stesso Artista.
Aggiornato il 25 giugno 2019 alle ore 11:36