Il giornalista polemico, lo studioso attento del XX secolo italiano, del ventennio fascista e dei rapporti fra gli italiani e la Chiesa Cattolica con cui ha un rapporto bizzarro. Giordano Bruno Guerri è tutto questo e anche di più. Un passaggio estratto da un suo libro del 2011, Gli italiani sotto la Chiesa, sintetizza bene il pensiero dello storico: ”Gli italiani hanno generalmente deciso di fingere obbedienza e poi fare come gli pare, sviluppando un’ipocrisia collettiva che non ha eguali neanche negli altri Paesi cattolici. Gli italiani hanno imparato a convivere con una doppia morale, necessaria per conciliare l’esistenza eterna con quella quotidiana, i peccati con i desideri, l’apparenza con la realtà, la morale con il moralismo. Per cui sì, gli italiani saranno “cattivi”, fino a quando, fingendo di essere cristiani, saranno cattolici senza via di scampo e senza Stato”.
Oggi Giordano Bruno Guerri presenta Disobbedisco, il suo ultimo libro, che ricostruisce, la poliedrica personalità di Gabriele D’Annunzio con il suo stile inconfondibile, attraverso migliaia di documenti inediti provenienti dagli Archivi del Vittoriale, con una narrazione coinvolgente, che porta alla luce aspetti inediti del grande poeta.
Lei è un disubbidiente?
Cerco di esserlo, non sempre ci riesco, a volte non è giusto esserlo. Però disubbidienza significa, in sostanza, valutare le cose e decidere in proprio cosa ci sembra giusto fare. A volte per fare le cose giuste bisogna disubbidire.
Questo periodo storico ha più bisogno di disubbidienti o di qualcuno che rimetta un po’ d’ordine? Perché sembra che ciascuno faccia un po’ come gli pare!
Ha bisogno di entrambe le componenti, guai se ci fosse solo ordine e guai se ci fossero solo disubbidienti. Ci deve essere chi fa ordine e chi fa disordine.
Abbiamo secondo lei qualcuno nel nostro Paese capace di mettere ordine?
È molto difficile mettere ordine in Italia. Perché siamo un popolo sostanzialmente anarchico e individualista. Ma è la nostra bellezza. È il “mi bello”, diceva la mia mamma, il “tu bello” o il “mi bello”.
Bello il dialetto senese. Il suo libro infatti dice “Disobbedisco”: il tema non è casuale. Ma i giovani si riesce a coinvolgerli?
I miei libri sono scritti apposta perché siano alla portata di tutti. Faccio un grande sforzo di limpidezza quando scrivo, per cui sono leggibili da tutti. Certo, bisogna essere interessati alla storia. Bisogna capire che se non si conosce la storia non si può capire il presente e non si può progettare il futuro, perché veramente la storia è la nostra base, è il nostro passato. Questo libro, in particolare, apre una visione nuova sulla storia non solo di Fiume e di D’Annunzio, ma dell’intero Novecento, perché fu uno snodo da cui nacquero idee, movimenti, personalità che si svilupperanno per tutto il secolo. Basti pensare alla Carta del Carnaro, la Costituzione che D’Annunzio scrisse per Fiume, ma per il mondo intero, che è nel 1920. Una delle Costituzioni più avanzate del Novecento, da cui prendono spunto molte Costituzioni attuali.
Per come è progettato il mondo globale, secondo lei i nostri studi scolastici non sono incardinati troppo sul passato e troppo poco sul presente e il futuro?
Addirittura stanno svalutando lo studio della Storia con gli ultimi provvedimenti. Io direi di no. I miei figli che adesso sono adolescenti, faranno il Liceo Classico, perché comunque è una formazione che educa al pensiero. Il vero problema della scuola è che tende ad insegnare cosa pensare e invece la scuola deve insegnare a pensare. È tutta un’altra storia.
Lei ha ricordato una cosa interessante e un po’ spaventosa: molte lingue scompaiono ad un ritmo esasperato. Su settemila lingue che parliamo nel mondo solo 83 sono quelle dominanti, fra cui l’italiano. 25 lingue all’anno muoiono per sempre. La lingua italiana sopravviverà?
È difficile che l’italiano scompaia perché è una delle lingue più studiate al mondo, perché chiunque voglia studiare arte o musica deve conoscere l’italiano. È una lingua talmente ricca che ha lasciato talmente tante cose che non può scomparire. Diventerà più brutta, anzi già lo è, si sta imbastardendo in modo terribile con gli inglesismi, con modi di dire orribili, ma noi siamo qui per disobbedire a questa tendenza.
Quindi siamo salvi!
@vanessaseffer
Aggiornato il 10 maggio 2019 alle ore 13:07