Che cos’è stato, che cosa ha rappresentato il giornalismo di Mino Pecorelli, il direttore del settimanale “Op-Osservatore Politico” ucciso a Roma il 20 marzo 1979?
A quarant’anni dall’omicidio rimasto impunito, la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice organizza un convegno per ricordare e approfondire i contenuti e la linea editoriale di un’esperienza giornalistica che molto fece parlare alla fine degli anni Settanta grazie ai suoi scoop.
Il convegno, nel quadro dell’Iniziativa “Il Novecento italiano attraverso i giornali”, si terrà a Roma oggi pomeriggio (alle 17,30), nei locali della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, in piazza delle Muse 25, con il titolo “Inchieste, scoop, impegno civile: il giornalismo di Mino Pecorelli. Op-Osservatore Politico 1978-1979”.
Coordina l’incontro Nicola Rao, vicedirettore Tgr Rai, saggista, consigliere d’amministrazione Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Intervengono Paolo Patrizi, giornalista, già caporedattore di “Op-Osservatore Politico” e Gianni Scipione Rossi, direttore del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo e vicepresidente Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.
Il settimanale “Op-Osservatore Politico” fu fondato e diretto dall’avvocato e giornalista Carmine (Mino) Pecorelli (1928-1979). Nato a Sessano del Molise, nel 1944 Pecorelli, appena sedicenne, si arruolò nel II Corpo d’armata polacco in quel periodo attivo nella zona nella guerra contro i tedeschi. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale si diplomò a Roma; successivamente si trasferì a Palermo, dove si laureò in legge.
Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni sessanta lavorò nella capitale come avvocato. Divenne esperto di diritto fallimentare e fu nominato capo ufficio stampa del ministro Fiorentino Sullo, iniziando così ad entrare nell’ambiente del giornalismo. Dopo un periodo a “Nuovo Mondo d’Oggi”, nel 1968 Pecorelli fonda “Op” come agenzia di stampa ciclostilata, che si distinse per le informazioni su politici, militari e magistrati, grazie anche alle relazioni del direttore con esponenti dei servizi segreti.
All’inizio del 1978 “Op-Osservatore Politico” si trasformò in una rivista. Il primo numero uscì il 28 marzo il sottotitolo “Settimanale di fatti e notizie”. Privo di pubblicità, il settimanale ebbe un notevole successo e arrivò a diffondere in edicola 20mila copie. Fu un giornale di inchiesta e denuncia della corruzione e dei legami tra affari e politica, nel solco dell’anti-partitocrazia che si era andata diffondendo con la crisi del centro sinistra.
Gli scoop più rilevanti di “Op” furono le ultime lettere di Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse e un’inchiesta sulle presunte attività illecite di esportazione di valuta e contrabbando condotte dalla Guardia di finanza sotto il comando del generale Raffaele Giudice. L’assassinio del direttore Pecorelli causò la cessazione della rivista. L’ultimo numero uscì il 27 marzo di quell’anno.