L’arte del benessere

Che visitare un museo sia un’esperienza ricca di emozioni e che contribuisca ad accrescere il nostro bagaglio intellettuale e culturale è fuor di dubbio. Ma che l’arte possa funzionare come un vero e proprio farmaco?

The Art Hive” è il progetto di arte-terapia promosso dai medici francofoni canadesi e dal Museum of Modern Art di Montréal che insieme hanno deciso di promuovere ufficialmente proprio quella che in realtà è molto più di un’idea romantica: l’arte fa stare bene.

Secondo questo progetto innovativo e unico al mondo, l’arte avrebbe un impatto positivo non solo per la cura dei malesseri della mente ma anche per quelli del corpo: l’iniziativa si basa, infatti, sulla convinzione che la straordinarietà dell’arte possa funzionare da “farmaco emozionale”, attivando in chi vi si immerge delle sensazioni talmente profonde da generare un senso diffuso di serenità e benessere, riuscendo a mettere in secondo piano, per alcune ore, le sofferenze del corpo e della mente.

Partendo da questo presupposto, quindi, i medici canadesi possono rilasciare fino a cinquanta prescrizioni che garantiscano ai loro pazienti una visita gratuita al museo delle belle arti come terapia complementare a quelle tradizionali. Non solo, la disposizione garantisce l’ingresso gratuito non solo per il paziente, ma anche per un accompagnatore e due minori di diciassette anni: in pratica, tutta la famiglia può essere coinvolta nell’arte-terapia, rendendo l’esperienza ancora più ricca grazie alla condivisione con i propri cari.

“È provato che il contatto con le opere d’arte produce nel nostro corpo un aumento del tasso di cortisolo e di serotonina, gli ormoni responsabili del benessere” spiega Heléne Boyer, presidente dell’associazione dei medici canadesi promotori dell’iniziativa, “e al contrario di quanto si è portati a credere, l’arte non giova solo a chi soffre di depressione. Serve a tutti, anche per chi è malato di diabete, chi ha una patologia cronica o segue cure palliative”.

E proprio a proposito di chi soffre di una malattia cronica, bisogna considerare che difficilmente può praticare attività fisica e continuata in quantità sufficiente da garantire sfogo e distrazione dal proprio male: ecco perché una passeggiata tra un Picasso ed un Mirò potrebbero rivelarsi la chiave giusta da affiancare all’assunzione delle terapie tradizionali. “L’arte sarà la ginnastica del XXI secolo”, spiega ancora Boyer, “I benefici sono gli stessi. Allontana l’attenzione dai nostri dolori e dalle nostre ansie e in più ne potrà giovare anche chi ha ottant’anni e ha difficoltà a muoversi”.

Il progetto è partito il primo novembre 2018 ed avrà la durata di un anno, durante il quale i pazienti coinvolti saranno monitorati e verranno rilevati eventuali cambiamenti nelle loro condizioni non solo psicologiche ma anche fisiche; il tutto verrà poi trascritto in un report conclusivo che tirerà le somme sugli esiti concreti dell’iniziativa. Mens sana in corpore sano. Passando per il museo.

Aggiornato il 17 gennaio 2019 alle ore 11:35