La Perdonanza candidata all’Unesco

Porta del mondo, simbolo di fratellanza e perdono, emblema di spiritualità. La Perdonanza celestiniana è ufficialmente candidata, per il 2018, a patrimonio immateriale dell'Unesco. Il corposo dossier, 14 pagine in due lingue, porta la firma del professor Ernesto di Renzo, antropologo e docente all'università Tor Vergata di Roma. La documentazione tecnica attesta l'enorme valenza della Perdonanza di Papa Celestino V, che si celebra annualmente all'Aquila, il 28 e 29 agosto, con l'apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio.

“La Perdonanza rappresenta un bene unico, sempre più condiviso dalla collettività e dalla comunità locale. Non un valore statico, ma in continua evoluzione, in grado di soddisfare appieno le richieste dell'Unesco, per l'inserimento nella lista dei beni immateriali patrimonio dell'umanità”, spiega il professor Ernesto Di Renzo, “la condivisione dell'evento, i princìpi di fratellanza e di unione che suscita lo stesso rappresentano valori fondanti, da trasmettere di generazione in generazione. Il messaggio di Celestino va oltre i canoni religiosi. Risulta valido al di là del credo, in quanto si rivolge direttamente alla spiritualità dell'uomo. La Perdonanza incarna ideali di solidarierà, convivenza, fratellanza e pace che costituiscono la base del valore immateriale dell'umanità”.

Il segretariato generale Unesco di Parigi si pronuncerà a dicembre 2018 sull'inserimento della Perdonanza celestiniana nel novero dei beni immateriali Unesco. “Celestino V e la Perdonanza rappresentano una pietra miliare del patrimonio storico e culturale dell’Aquila. L’Indulgenza Plenaria, concessa con l’emanazione della Bolla del Perdono, ha prodotto la più grande frattura all’interno della Chiesa cattolica, mettendo in contrapposizione potere e coscienza”, spiega la giornalista e scrittrice Monica Pelliccione, autrice del libro Nel nome di Celestino, “Papa Paolo VI, a 673 anni dall’emanazione della Bolla di San Pietro Celestino, pose la Perdonanza aquilana al centro del Protocollo della Sacra Penitenziaria. A tutt’oggi, la prima Indulgenza della storia, di cui si conservano testimonianze scritte, incarna un messaggio di pace di inestimabile valore. Tale, da validare la candidatura della stessa a patrimonio immateriale dell’Unesco”.

“L’emanazione dell’Indulgenza celestiniana non va intesa unicamente come remissione dei peccati”, sostiene Pelliccione, “tra le pieghe nasconde un significato più intimo e profondo, di riconciliazione sociale. Papa Celestino ordinò la riappacificazione delle fazioni cittadine in lotta e costrinse lo stesso Carlo II d’Angiò a perdonare gli aquilani ribelli. Il privilegio dell’Indulgenza, nelle intenzioni di Celestino, si lega a un forte impegno morale: la Perdonanza chiede all’uomo una rivoluzione interiore, una rinuncia al proprio predominio sugli altri. La basilica di Collemaggio, testamento di Celestino V all’umanità, rappresenta il Santuario della riconciliazione”.

“San Pietro Celestino ha saputo elevare, in una mistica aspirazione a Dio, l’animo umano desideroso di grazia e giustizia. L’Aquila si fregia della magnificenza della Perdonanza, per trasmettere ai posteri ideali di fede e speranza. Senza pentimento non vi è riconciliazione - ricorda - Senza riconciliazione non vi è amore. Il messaggio che frà Pietro da Morrone ha diffuso durante il suo cammino pastorale è giunto, con forza dirompente, fino ai nostri giorni. Ha rotto gli argini dei pregiudizi. Il rigore, la semplicità e l’universalità del Perdono vengono letti e interpretati come segnali di purezza in un mondo lacerato da guerre e soprusi. Il magistero di Celestino V, riscoperto ed enunciato con rinnovato vigore”, conclude Pelliccione, “è per la storia contemporanea simbolo di spiritualità e cultura. La Perdonanza possiede una forza intrinseca che supera l’umano smarrimento e ci proietta verso una rinascita spirituale e civile”.

Aggiornato il 08 novembre 2017 alle ore 13:58